In Nicaragua è stata introdotta una nuova norma contro i cristiani che sembra mirare al cuore della Chiesa
Anche durante il periodo quaresimale non finisce la persecuzione ai cristiani in Nicaragua, nazione dove vige attualmente la dittatura del Presidente Ortega. Come se non fossero bastate le incarcerazioni di vescovi e seminaristi e l’interruzione dei rapporti diplomatici con la Santa Sede, oltre che al divieto di ogni tipo di manifestazione pubblica di fede, il regime ha dato un’ulteriore stretta alla libertà religiosa, o più propriamente a quello che ne rimane.
Infatti, è stato stabilito che ogni settimana i sacerdoti che “intendono” celebrare la Santa Messa debbano recarsi ai commissariati di polizia a dichiararlo. Un affronto grave sia ai fedeli che ai presbiteri che al sacramento sacerdotale stesso, che improvvisamente ha bisogno di autorizzazioni statali per essere celebrato, quando l’unica autorizzazione necessaria proviene dal sacramento stesso (a meno di espliciti divieti da parte dell’autorità ecclesiale competente normate dal Codice di Diritto Canonico).
Se dunque a Natale faceva paura un Bambino nato al freddo in una capanna di pastori, ora a far paura sembra essere l’eredità che questo Bambino ha lasciato al mondo da duemila anni, cioè Lui stesso. Dopo gli arresti e le persecuzioni “corporali”, ora Ortega prova ad attaccare la Chiesa nel suo cuore, che non sono né il Papa, né i vescovi ma Cristo stesso.
Non va inoltre dimenticato che attualmente ogni manifestazione pubblica è vietata e le attività all’interno dei luoghi di culto sono sottoposte a uno stretto controllo, tanto che le stesse omelie corrono sempre il rischio di essere accusate di tradimento. Con quest’ultimo attacco Ortega si illude forse di vincere la sua battaglia contro la Chiesa e contro Cristo: già tanti prima di lui ci hanno provato. Historia magistra vitae.
Dunque, in questo tempo di Quaresima nell’anno giubilare, sembra che questa norma, agli occhi delle cronache “piccola” rispetto ai fedeli perseguitati (che comunque non godono di chissà che rilievo nei giornali), sia l’attacco finale in una strategia che vuole uccidere la religione cristiana in Nicaragua.
Forse vale la pena ricordare al Presidente che “il cristianesimo è stato dichiarato morto infinite volte. Ma la fine è sempre risorto, perché è fondato sulla fede in un Dio che conosce bene la strada per uscire dal sepolcro” (Chesterton).
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