Ilaria Sula è un’altra giovane vittima, dopo Sara Campanella, di chi non accetta di fermarsi davanti al no di un altro. Le responsabilità della scuola
Caro direttore,
uno spunto di riflessione, amara, in questi giorni così segnati dalla tragica violenza su due giovani ragazze, Sara Campanella e Ilaria Sula.
Quale cultura o modo di affrontare la vita produce gesti così atroci? Certo, ci saranno componenti patologiche, contestuali, e via dicendo. Sarà compito della magistratura accertarlo, purtroppo a delitto consumato.
Non saprei dire se è machismo o patriarcato, presunta e affermata superiorità dell’uomo sulla donna. A volte certamente. Ma in questo momento, sentendo di come l’assassino sia uno che è stato rifiutato, a cui la vittima ha detto di no, mi sovviene una lettura più macroscopica. E visibile in modo più diffuso. Si tratta di una sfumatura che ha che fare con l’educazione.
Come stiamo di fronte ad un no? Noi genitori di fronte al no dei figli. O i figli di fronte al no dei genitori. Sappiamo dirli e accettarli, questi no?
Il titolo di un corso per genitori della scuola materna di mia figlia recitava: “I sì e i no che aiutano a crescere”. Si cresce dunque anche, e forse soprattutto, di fronte ad un no. Dove la questione non è trovare la strada alternativa perché il no si trasformi in un sì, ma dove la questione è saper stare di fronte e al di qua di un limite. Fermo. Oggettivo. Invalicabile.
Ci sarà frustrazione, ma non devo aver paura di questo sentimento, diventerà senso del limite e pazienza. Ci sarà rabbia. Ma saperla riconoscere e domare è una conquista della persona adulta. Ci sarà delusione. Ma affrontarla apre all’ingresso di qualcosa di nuovo, l’idea che da qualche altra parte ci sarà un sì per me.
Le cose, la mia esistenza stessa ha dei limiti chiari, invalicabili, proprio come i no. Ma questi limiti non sono ostacoli, obiezioni da raggirare, violentare, sono condizioni per conoscere me e il mondo. Strade per crescere in consapevolezza e modo di agire.
Troppe cose vediamo ormai trasformarsi in violenza brutale. La guerra in modo macroscopico è questo. Non c’è limite al mio volere, la diplomazia è una storia vecchia, il compromesso qualche cosa da rigettare a priori, l’accordo carta straccia.
Non perdiamo l’occasione di affrontare i no, di dare e dire dei no. Senza violenza, ma con fermezza, perché sono aspetti chiari e opportuni della realtà. Ed è bene abilitare presto i nostri figli a riceverli e a starci di fronte. Così il no che dici a me, ti lascia viva e mi rende più vivo.
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