Nel primo trimestre dell'anno il Pil italiano è cresciuto dello 0,3%. La variazione acquisita per il 2025 è pari allo 0,4%
Secondo la stima preliminare diffusa ieri dall’Istat, il Pil del nostro Paese nel primo trimestre è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% in termini tendenziali. Un dato che ci pone in linea con la media Ue (+0,3% congiunturale) e davanti a Germania (+0,2%) e Francia (+0,1%). E che, evidenzia Marco Fortis, “va oltre le stime formulate da tutti gli analisti e i centri previsionali nelle ultime settimane”.
“Inoltre – aggiunge il direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano – è stato rivisto al rialzo di un decimale il dato del quarto trimestre del 2024. Questo vuol dire che se guardiamo al quadro europeo degli ultimi sei mesi notiamo che Francia e Germania sono ferme, visto che con il primo trimestre 2025 hanno recuperato la perdita dell’ultimo trimestre 2024, mentre l’Italia è cresciuta dello 0,5%”.
La Spagna, però, continua a far meglio di noi. Nel primo trimestre dell’anno è cresciuta dello 0,6%.
Sì, ma va specificato che sta crescendo grazie all’aumento della popolazione, tramite un’enorme immigrazione di massa, e dei consumi governativi, in particolare con assunzioni nel settore pubblico. Non a caso in Spagna negli ultimi cinque anni il Pil per abitante al netto dell’aumento della spesa governativa è diminuito dello 0,4%, mentre in Italia è cresciuto del 5,9%.
A cosa si deve la buona performance della nostra economia?
Essendo quella diffusa dall’Istat una stima preliminare, mancano i dati specifici delle singole componenti. Sappiamo, però, guardando al trimestre precedente, che i consumi stanno tenendo, nonostante le difficoltà esistenti e richiamate l’altro giorno dal presidente della Repubblica a proposito dei salari, e che c’è stato un incremento della componente relativa ai fabbricati non residenziali e altre opere. Dato che nei primi due mesi dell’anno, mentre la produzione industriale rimaneva in flessione, le costruzioni continuavano a crescere, presumo che il primo trimestre sia stato trainato dagli investimenti legati al Pnrr.
A proposito di salari reali, pensa che ci potrà essere un miglioramento del loro andamento ora che l’inflazione morde meno e le retribuzioni contrattuali stanno aumentando?
C’è da sperarlo. L’inflazione ha pesato molto specialmente sui ceti meno abbienti, nonostante gli sforzi compiuti sia dal Governo Draghi che da quello Meloni di attutirne l’impatto mediante il taglio del cuneo fiscale e i bonus sulle bollette energetiche. L’occupazione continua a crescere e questo consente una tenuta dei consumi nonostante il calo demografico. Resta tuttavia il problema di opportunità lavorative limitate anche per via di una specializzazione universitaria e scolastica dei giovani che non si è indirizzata negli ultimi anni verso professioni di cui c’è richiesta e che vengono meglio retribuite. E non va trascurata nemmeno l’esistenza di una fascia di giovani che si sono specializzati e che spesso emigrano perché meglio retribuiti all’estero.
Forse il dato più importante comunicato dall’Istat riguarda la crescita acquisita per il 2025, che è pari allo 0,4%, già vicina allo 0,6% stimato dal Governo per l’intero anno…
La buona dinamica dell’ultimo trimestre del 2024, che ha appunto subito una revisione al rialzo, ha fatto entrare con più slancio la nostra economia nel nuovo anno e questo +0,4% dopo un solo trimestre dà qualche preoccupazione in meno anche rispetto ai timori che ci sono in tema di ricadute negative dei dazi Usa. Purtroppo resta il problema di un commercio intracomunitario di fatto fermo, che incide negativamente sulla nostra domanda estera netta.
La crisi della Germania continua a penalizzare il nostro export?
Se confrontiamo il primo trimestre del 2025 con il quarto trimestre del 2019 vediamo che la Germania è cresciuta solamente dello 0,1%, la Francia del 4,1%, mentre l’Italia del 6,3%. Fortunatamente il nostro export continua a trovare spazi in altre aree, in particolare la Penisola arabica, l’Estremo Oriente e il Mercosur.
Ora, però, l’economia tedesca potrebbe riprendersi con il mega-piano di investimenti che dovrebbe essere varato dal nuovo Governo.
C’è da augurarselo, perché una ripresa dell’economia tedesca comporterebbe un miglioramento del livello della fiducia dei consumatori e un aumento della loro spesa dopo un periodo di timori legati all’inflazione e alla crisi economica. Ciò potrebbe avere ricadute positive sul nostro export di beni di consumo, oltre che di prodotti legati agli investimenti nelle infrastrutture che verranno effettuati. Bisogna sperare che la volontà di spesa di Berlino non venga frenata da una burocrazia che, nonostante l’immagine di efficienza tedesca che abbiamo in Italia, è in realtà molto farraginosa. Tutto questo potrebbe aiutare a compensare eventuali ricadute negative della guerra commerciale, anche se penso che si riuscirà a raggiungere un accordo con gli Stati Uniti in grado di evitare lo scenario peggiore.
(Lorenzo Torrisi)
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