Conclave 2025: tecnica e storia delle fumate bianca e nera, tra stufa storica e innovazioni per annunciare il nuovo Papa
Il rituale delle fumate bianca e nera – che annunciano l’esito degli scrutini del Conclave – ha le sue basi su un sistema ibrido che unisce una tradizione secolare alla tecnologia avanzata: al centro del processo vi sono due stufe collocate nella Cappella Sistina di cui una storica in ghisa – utilizzata dal 1939 e che riporta le date dei conclavi più importanti – e una moderna apparecchiatura elettronica introdotta nel 2005.
La prima brucia le schede votative insieme a composti chimici specifici – una miscela di perclorato di potassio, antracene e zolfo genera la fumata nera in caso di scrutinio inconcludente, mentre clorato di potassio, lattosio e colofonia producono il fumo bianco per l’elezione riuscita – la seconda stufa, dotata di fumogeni artificiali, aumenta l’intensità e la visibilità dei colori garantendo che il segnale sia percepibile anche in condizioni meteorologiche avverse.
In vista del Conclave del 7 maggio 2025 – che eleggerà il successore di Papa Francesco – il 2 maggio i vigili del fuoco hanno installato il tradizionale comignolo temporaneo in rame sul tetto della Cappella Sistina, pronto a diventare protagonista del momento decisivo; una terza “fumata” – di prova e di colore giallo – veniva qualche volta emessa nei conclavi precedenti per testare l’impianto ma è stata definitivamente eliminata nel 2005. Le due stufe emettono i fumi contemporaneamente in un unico condotto, preriscaldato da resistenze elettriche e ventilato per garantire un ottimo tiraggio, mentre le sostanze chimiche sono accuratamente dosate per garantire la purezza del colore.
Un condotto unico quindi collega entrambi i dispositivi a un comignolo sul tetto della Cappella Sistina – preriscaldato da alcune resistenze elettriche e dotato di ventilatori – mentre telecamere ad alta definizione riprendono il comignolo 24 ore su 24 trasmettendo immagini in diretta globale; il suono delle campane della Basilica di San Pietro – introdotto nel 2005 – eliminerà in seguito ogni ambiguità confermando l’avvenuta elezione.
Fumata bianca e fumata nera nel Conclave: evoluzione storica e soluzioni alle criticità del passato
La tradizione delle fumate trova le sue radici nel XIX secolo, quando l’assenza di fumo dal Quirinale segnalava l’elezione papale: l’adozione dei colori bianco e nero invece risale al 1914, ma per decenni le fumate furono oggetto di equivoci come nel Conclave del 1958 – ad esempio – quando alcune fumate intermittenti diedero adito a teorie complottiste, mentre in quello del 1978 una crepa nel condotto riempì la Sistina di fumo nero durante uno scrutinio.
Ma fu l’incertezza del 2005 – con una fumata grigiastra che lasciò dubbi sull’elezione di Benedetto XVI – a spingere il Vaticano a rivoluzionare il sistema con l’aggiunta di fumogeni sintetici, campane e telecamere rispondendo così all’esigenza di chiarezza e trasformando un gesto simbolico in un evento mediatico globale.
Oggi, la tecnologia ha preso piede e un portale online aggiorna in tempo reale sull’andamento degli scrutini, nel frattempo, i vigili del fuoco testano periodicamente l’impianto con simulazioni ma nonostante le innovazioni, il cuore del rituale rimane immutato: la combustione delle schede nella stufa storica – emblema di una continuità che attraversa secoli di storia – rappresenta una vera e propria sfida nel 2025, cioè preservare questo equilibrio tra sacralità e modernità, mantenendo intatta una tradizione che unisce fedeli e osservatori in un atto collettivo di attesa e speranza.
