Raffaele Sollecito: "Dopo scarcerazione ero depresso e terrorizzato"/ "Risarcimento? Mi è rimasta la CEDU..."
RAFFAELE SOLLECITO INTERVISTATO DA FEDEZ
Dalla vita in carcere alla libertà ritrovata dopo quattro anni, passando per il legame tra indagini e media, fino alla riabilitazione dell’immagine pubblica: sono tanti i temi affrontati da Raffaele Sollecito nell’intervista concessa a Pulp Podcast di Fedez, incluso quello del risarcimento negato. L’ingegnere informatico, condannato e poi assolto per l’omicidio di Meredith Kercher, ha ricordato le proteste che ci sono state il giorno della sua assoluzione, come quelle degli ultras del Perugia, ma non solo. «Mi ricordo che mi sono ritrovato tutta la squadra mobile in fila in alta uniforme, in segno di dissenso».
Nel frattempo, gli hooligan urlavano fuori dal tribunale. Ecco, se Amanda Knox era felicissima per la sua assoluzione, lui aveva compreso cosa avrebbe affrontato fuori dal carcere. «Avevo una paura pazzesca di affrontare un mondo che non conoscevo più, non avevo più la direzione, ero totalmente allo sbaraglio, e quando sono uscito l’attenzione su di me era mostruosa», ha raccontato Raffaele Sollecito.
Non ha negato di essere finito in una condizione di «grande depressione», di essersi sentito solo, nonostante la vicinanza della famiglia e degli amici. «Però, per lo più, ero molto, molto solo nel senso proprio di affrontare la vita».
INDAGINI, MEDIA E IMMAGINE PUBBLICA
Raffaele Sollecito ha raccontato al podcast di Fedez della ragazza scoppiata a piangere in strada solo perché lui aveva tentato un approccio salutandola: un esempio di come sia stato difficile per lui tornare a una vita normale dopo l’assoluzione. Ma nell’intervista l’ingegnere informatico si è soffermato anche sul legame tra indagini e media, facendo l’esempio del diario, su cui i suoi legali lo avevano messo in guardia. Infatti, durante una perquisizione in cella venne trovato e, il giorno dopo, le pagine furono di dominio pubblico.
Ha citato anche il caso della fotografia del bacio con Amanda Knox, avvenuto in un momento in cui voleva semplicemente consolarla in quel momento complicato. Per quanto riguarda la riabilitazione dell’immagine pubblica, interviste come quella a Pulp Podcast rappresentano per Raffaele Sollecito l’occasione per «mostrare effettivamente qual è la realtà di chi sono, di quello che è la mia vita, di cosa faccio e di quello che ho vissuto, e non far passare soltanto il punto di vista di giornalisti che non sanno assolutamente niente né di me né della storia».
“MEREDITH KERCHER SENZA GIUSTIZIA”
Un peso potrebbe averlo il fatto che Rudy Guede sia stato condannato per concorso in omicidio, mentre per Raffaele Sollecito non c’è stato alcun concorso. «C’è una famiglia che non ha avuto giustizia, è stato raccontato tutto in un modo totalmente sbagliato».
La cronaca è diversa per Sollecito: a tal riguardo ha citato i precedenti di Guede. «Ha un passato di furti ed era già schedato, è stato preso dalla Germania, è stato riportato qua, ha fatto praticamente tutto da solo, perché altre tracce non ce ne sono. Di fatto, lui ha rotto la finestra con un sasso, perché lo faceva già in altre situazioni, quando è andato a rubare in uno studio di avvocati. È stato trovato addirittura con un coltello nello zaino, a Milano, mentre stava scappando verso la Germania. Però tutte queste cose che vi sto dicendo… non sono uscite. Non ne parlano, perché non fanno comodo alla narrazione».
LA VITA IN CARCERE
Per quanto riguarda la vita in carcere, Raffaele Sollecito ha raccontato la sua esperienza: la difficoltà nel mantenere un equilibrio psicologico e nel non cadere nell’uso degli psicofarmaci, molto diffusi tra i detenuti come forma di sedazione. Infatti, ha descritto il carcere come un luogo pieno di sofferenza, dove molti vengono «addomesticati» dai farmaci per affrontare una quotidianità fatta di urla e autolesionismo.
Ha raccontato anche momenti di umanità, come una serenata napoletana condivisa con un altro detenuto, che gli ha dato conforto. Ha sottolineato come lo studio e l’interazione con gli altri detenuti siano stati fondamentali per restare lucido. Raffaele Sollecito ha anche riflettuto sul ruolo del carcere, che non rieduca né cura: è solo un contenitore che non risolve il problema.
IL RISARCIMENTO NEGATO
Altro tema delicato è quello del risarcimento negato: l’avvocata Francesca Florio ha spiegato che ciò è legato alla condotta che avrebbe avuto Raffaele Sollecito. La tesi dei giudici è che abbia indotto gli inquirenti a sbagliare. «Se lui avesse detto immediatamente la verità e non avesse mentito, non sarebbe stato invischiato nelle indagini e non sarebbe stato mai fermato». Ma l’ingegnere informatico sostiene di non aver mentito, bensì di essersi confuso su quello che aveva fatto; inoltre, non aveva avuto un avvocato all’inizio. «L’unica cosa che mi è rimasta è la Corte europea dei diritti dell’uomo. Non mi hanno ancora risposto». Infatti, sono passati oltre tre anni, quasi quattro.
