Martina Carbonaro, la 14enne uccisa con una pietra dal suo ragazzo Alessio Tucci, chiede alla scuola di fare la sua parte
Uno striscione del corteo di ragazzi di Afragola diceva “L’amore vero non uccide”, eppure Martina è morta. Importa poco se quello che provava Alessio era vero amore oppure altro.
Martina Carbonaro è stata uccisa a colpi di pietra, quasi lapidata. Immaginarsi la scena del suo ragazzo che la colpisce ripetutamente è straziante e terribile.
In una periferia degradata di Afragola, è stato trovato il suo fragile corpo sotto un materasso abbandonato. Sul muro sopra a quel corpo sepolto tra i rifiuti c’era una scritta con il nome dei due ragazzi, Martina e Alessio. Quasi un epitaffio, segno di un amore che era finito e che ha portato alla morte di Martina e, in un modo diverso, alla fine della vita di Alessio Tucci.
Quando ho letto la notizia di questo atroce delitto, ho pensato immediatamente a Maria e Giuseppe e alla loro giovane età nel momento del matrimonio. Giuseppe, dopo aver saputo che la sua promessa sposa era incinta, poteva ripudiarla formulando un’accusa nei confronti di Maria. Questa terribile “giustizia” degli uomini, ricavata impropriamente dalla giustizia divina, prevedeva la morte per lapidazione a sassate. Agli occhi del mondo, Maria aveva osato tradire Giuseppe e la “giusta punizione” per una donna dell’epoca era la morte.
Anche Alessio ha lapidato Martina per essere stato lasciato dalla ragazza che amava. Ma c’è una differenza: Giuseppe, prima di decidere di ripudiare Maria e accusarla pubblicamente, non è solo, c’è una presenza, la figura di un angelo che lo ferma e gli permette di guardare la sua donna in modo più umano, forse nel vero modo divino. Non secondo la giustizia degli uomini, ma secondo l’amore di Dio.
Alessio invece è solo, in balia della sua rabbia e della sua paura di rimanere ancora più solo, e pensa di non avere alternative.
Giulia, Martina e tante altre ragazze sono vittime di questa violenza e di questa solitudine profonda che affligge i giovani di oggi.
La solitudine, l’essere profondamente soli pur in mezzo a tanta gente, come dimostrano le telecamere che incastrano Alessio nel centro di Afragola, in mezzo al passeggio di centinaia di giovani, prima dell’omicidio, anche sui social soli davanti ad una telecamera o uno schermo, a guardare la vita degli altri.
La solitudine è ciò che spaventa di più i miei alunni, i giovani.
Molti dicono che ormai viviamo in un mondo post-cristiano, ma a guardare questa triste storia sembra di vivere in un mondo pre-cristiano, un mondo che vive senza l’amore e senza quel grande cambiamento epocale che ha portato l’amore di Cristo, per cui ogni vita ha un valore infinito e immenso, da guardare con rispetto, pudore e lontananza.
Serve che riaccada una presenza che ci richiami al bene. Non credo si risolva molto con un’ora di educazione sessuale o affettiva, fatta di tecnicismi e concetti moralistici. Serve qualcuno che, guardando la persona amata, possa testimoniarci che “il vero amore comincia quando non ci si aspetta nulla in cambio”. Oggi il mondo ha bisogno di questi testimoni, di chi dà tutto per l’altro senza un ritorno, senza un possesso.
Esattamente come ci ha mostrato Gesù salendo sulla croce per amore di tutti.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
