Cresce sempre di più il numero di sfollati nel mondo: attualmente secondo l'ONU sono 122 milioni, con il Sudan in cima alla classifica
È una situazione a dir poco insostenibile quella degli sfollati a causa dei sempre più frequenti e distruttivi conflitti — sia militari tra diversi stati, che civili — con un vero e proprio boom certificato da parte dell’agenzia Unhcr delle Nazioni Unite che ci porta sempre più vicini a quel record storico che abbiamo toccato solamente alla fine dello scorso anno, tutto fermo restando che sembra trattarsi di un trend destinato a peggiorare man mano che l’instabilità in Medio Oriente peggiora.
Secondo i dati dell’agenzia dell’ONU, alla fine dello scorso anno (appunto, il record citato poco fa) gli sfollati nelle varie aree del mondo erano complessivamente 123,2 milioni: ad aprile il totale è stato rivisto a 122,1 milioni con un calo su base annuale di appena 1,1 milioni di persone — in larghissima parte siriani, ma ci torneremo —; mentre, seppur si tratti di un aumento di 2 milioni rispetto al dato relativo allo scorso aprile, è ancor più significativo notare che sono più che raddoppiati rispetto al 2015.
Il maggior numero di sfollati — quasi ovviamente — è legato ai conflitti che hanno costretto 73,5 milioni di persone a lasciare la loro abitazione (erano 6,3 milioni in meno alla fine dello scorso anno), pur restando all’interno dello stato di origine; mentre, al contempo, coloro che hanno abbandonato sia la casa che il paese nel quale molto probabilmente sono nati e cresciuti sono circa 42,7 milioni secondo i dati delle Nazioni Unite.

Il report dell’ONU sugli sfollati: in Sudan il numero maggiore, con l’Iran che è il primo paese per accoglienza
Interessante notare che, a differenza di quello che si tende a credere, quasi il 67% degli sfollati preferisce spostarsi in un paese limitrofo che permette un ritorno a casa più rapido se la situazione dovesse migliorare, ma ancor più significativo è notare che circa il 73% degli sfollati finisce per farsi ospitare in un paese a basso reddito, con i soli Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Sudan e Uganda che attualmente ospitano il 19% delle persone in fuga dai loro paesi.
Sorprendente anche il fatto che, per la prima volta negli ultimi anni, il maggior numero di sfollati (pari a 14,3 milioni) si registra in Sudan, seguito dalla poco sorprendente Siria (13,5 milioni, ma in forte calo dalla caduta di Assad a questa parte), dall’Afghanistan (10,3 milioni) e dall’Ucraina (appena 8,8 milioni, decisamente pochi per un paese in guerra da tre anni); mentre lo stato più “ospitale” sembra essere l’Iran, che attualmente accoglie circa 3,8 milioni di fuggiaschi, seguito da Turchia (3,1 milioni) e Colombia (2,8), con il Libano che ha la proporzione maggiore nel rapporto sfollati-abitanti.
Al di là dei numeri, per l’ONU la cosa più importante da sottolineare sono gli effetti e le conseguenze fisiche e mentali per gli sfollati: attualmente, infatti, circa 970 milioni di persone (tra persone attualmente in fuga e persone rientrate nel loro stato d’origine) soffrono di diversi problemi mentali e psicologici; mentre, al contempo, resta altissimo il rischio di subire abusi, violenze, soprusi e difficoltà di ogni tipo.
