Maturità 2025, “La cura” di Franco Battiato, al centro della seconda prova del Liceo Artistico: testo e significato della canzone
Maturità 2025: la traccia della seconda prova su “La cura” di Franco Battiato al Liceo Artistico
La seconda prova della Maturità 2025 ha portato nelle aule un tema universale e delicato come quello della “cura”, che al Liceo Artistico, indirizzo audiovisivo e multimediale, si è trasformato in una traccia poetica e carica di possibilità espressiva: gli studenti si stanno trovando davanti – proprio in questi minuti – un compito che va oltre la tecnica: realizzare un breve prodotto audiovisivo di un minuto che sappia raccontare, in modo personale e profondo, cosa significa “prendersi cura”.
Il testo guida scelto è stato La cura di Franco Battiato, una delle canzoni più iconiche della musica italiana, che ha accompagnato le immagini di Picasso, Diego Rivera, Elliott Erwitt e le fotografie di Sandro Scalia, offrendo stimoli visivi forti e complessi, un contesto ricco in cui le arti visive e la parola poetica s’intrecciano al dialogo.
Gli studenti attraverso suoni, luci, tagli di montaggio e scelte narrative, hanno dunque la possibilità di mettere in scena l’idea stessa della canzone di Battiato, il concetto di cura, senza poter contare solo sulla bellezza estetica, ma affrontando anche il significato più profondo del prendersi carico dell’altro, dello stare accanto, del proteggere e – in alcuni casi – anche del lasciar andare.
A colpire è stata proprio la scelta del tema, perché chiedere a chi sta per chiudere il ciclo scolastico di raccontare cos’è la cura vuol dire anche invitarli a riflettere su quello che conta davvero, nel mondo dell’arte ma anche nella vita.
Maturità 2025: storia e il significato de La cura di Battiato, un inno all’amore come forza che guarisce l’anima
La scelta di proporre La cura come spunto per alla Maturità 2025 non è solo artistica, ma anche ricca di significato, perché questa canzone – scritta a quattro mani nel 1996 con il filosofo Manlio Sgalambro – è diventata nel tempo una sorta di manifesto dell’amore assoluto, quello che si dona senza condizioni, che si prende cura senza aspettarsi nulla in cambio, che accoglie l’altro anche nelle sue fragilità più profonde.
Pubblicata all’interno dell’album L’Imboscata, la canzone si distingue per la struttura inusuale, con un passaggio armonico che rompe gli schemi della forma tradizionale e accompagna il testo in un viaggio quasi onirico, dove parole e musica sembrano spostarsi insieme come dentro un sogno, evocando immagini che vanno oltre il concreto.
Nel testo non c’è un destinatario definito – può essere un figlio, un amante, una madre malata o perfino sé stessi – e proprio in questa apertura sta la sua forza, perché La cura parla a tutti, parla di tutti; alcuni leggono in queste parole una preghiera al contrario, in cui non è l’essere umano a rivolgersi a Dio, ma è una divinità che si abbassa fino a prendersi cura dell’uomo, definendolo “un essere speciale”, ed è dunque una visione che ribalta la prospettiva e lascia spazio a molte letture, ma tutte hanno al centro la stessa idea cioè quella che l’amore autentico è quello che si prende la responsabilità dell’altro, che sa vedere oltre la superficie, che sceglie di restare.
Quando Battiato canta “supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare”, non sta promettendo l’impossibile in senso letterale, ma sta semplicemente dicendo che chi ama davvero farebbe di tutto per tenere l’altro al sicuro, anche se sa di non poterne cambiare il destino; è un testo che non spiega ma che afferma con fermezza e con dolce determinazione che solo l’amore disinteressato sa donare all’altro.
La frase finale “io sì, che avrò cura di te” non è solo una chiusura poetica, è una dichiarazione esistenziale che risuona come un patto, e forse, è proprio per questo che nell’importante giornata di oggi, riletta tra i banchi di un liceo artistico, la canzone risuona ancora più viva e attuale.
