“Diversi azionisti di Mediobanca minacciano di bloccare l'acquisizione di Banca Generali” ha scritto Börsen-Zeitung, quotidiano finanziario tedesco.
Il voto degli azionisti di Mediobanca non c’è stato, ma l’offerta annunciata per acquisire Banca Generali ha fatto emergere due mondi mai così distinti e contrapposti. Se la spaccatura nel libro soci di Piazzetta Cuccia ricalca quella vista in altre partite della finanza italiana, tra cui molte ancora aperte, questa volta è sembrato quasi impossibile conciliare gli interessi degli schieramenti in gioco, tanto da spingere il consiglio di amministrazione dell’istituto a rinviare al 25 settembre l’assemblea chiamata a deliberare sull’OPS.
Da una parte gli investitori istituzionali, come fondi pensione e asset manager presenti ovunque nella finanza internazionale, insieme ai soci dell’accordo di consultazione (11,8% del capitale), imprenditori italiani che sono soci stabili dell’istituto: tutti pronti a votare per l’offerta su Banca Generali seguendo le raccomandazioni unanimi di analisti, proxy advisor e agenzie di rating, che hanno visto nella proposta di “creare un leader europeo nel Wealth Management” un’operazione in grado di generare valore, garantendo ritorni superiori per gli azionisti.
Dall’altra il costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone (con una quota del 10%), azionista da lungo tempo contrapposto ai vertici di Mediobanca e Generali, che si è mosso contro l’offerta anche acquistando azioni e allineando dietro di sé un nutrito fronte di soci esposti all’influenza del Governo. Nomi vecchi e nuovi nell’azionariato di Mediobanca, come UniCredit (in via diretta e attraverso banche americane), Banco BPM e Crédit Agricole (pronte a mobilitare in assemblea i risparmi investiti da chi sottoscrive i fondi delle rispettive case) e gli enti di previdenza Enpam, Enasarco e Cassa Forense, alcuni dei quali hanno messo insieme un 11% di azioni Mediobanca proprio dopo l’annuncio dell’offerta su Banca Generali.
L’obiettivo di ostacolare l’operazione ha accomunato attori che sono armati l’uno contro l’altro su altri fronti, ma si ritrovano uniti contro Mediobanca anche per l’influenza dell’esecutivo, che con loro tratta su altri tavoli e che è tra i protagonisti del risiko bancario, quale primo azionista di Monte dei Paschi di Siena (che vuole scalare la stessa Mediobanca). UniCredit, Banco BPM, Crédit Agricole: il ruolo del golden power nel risiko bancario.
Quali sono dunque gli interessi in gioco che animano il fronte del “no”, tra gli azionisti di Mediobanca, oltre ai rendimenti che ci si aspetta dall’azione di Piazzetta Cuccia e dai dividendi che potrà staccare nei prossimi anni? Se l’ostilità di Caltagirone è nota, così come il fatto che è Assicurazioni Generali (di cui Mediobanca è attualmente il primo azionista) ad attrarre il suo maggiore interesse tra le sue partecipazioni (includendo anche quella in MPS, di cui appoggia la scalata su Mediobanca), sono molteplici i fattori che influenzano gli altri soci di Mediobanca.
Tra i nuovi c’è UniCredit (4%), che sta trattando col Governo per superare i paletti posti con il golden power alla sua scalata su Banco BPM. Come per il blitz nell’elezione del nuovo CdA di Assicurazioni Generali, lo scorso aprile, in cui UniCredit è comparsa con il 6,7% del capitale votando per la lista presentata da Caltagirone, gli osservatori concordano nel leggere la mossa come un tentativo dell’amministratore delegato di UniCredit, Andrea Orcel, di votare nelle assemblee in modo gradito al Governo per poter influenzare favorevolmente la trattativa in corso.
Speculare, ma identica, la ragione per cui i fondi di investimento di Anima Sgr (controllata da Banco BPM) e Amundi (controllata da Crédit Agricole) sono indiziati da più parti come parte del fronte pronto a fermare Mediobanca in assemblea: Banco BPM spera il Governo non faccia retromarcia sul golden power applicato a UniCredit, mentre Crédit Agricole, primo azionista di Banco BPM, spera di non avere la stessa sorte qualora volesse crescere in Italia. Le pensioni dentro le scalate: Enpam, Enasarco e Cassa Forense.
Ben nota è poi l’influenza del Governo sulle casse di previdenza, vigilate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che le ha anche chiamate a investire nel salvataggio di Stato di Monte dei Paschi di Siena. Enpam, cassa privata dei medici e dei dentisti, ha già votato con Caltagirone e Delfin, contro il management di Mediobanca, nell’assemblea del 2023 per il rinnovo dei vertici ed ha ora acquistato l’1% del capitale. Con un prezzo del titolo ben al di sopra del massimo storico di Mediobanca (nel 2008, prima della corsa seguita all’annuncio dell’operazione su Banca Generali) ha comprato azioni anche Enasarco, ente pensionistico di agenti di commercio e categorie come i consulenti finanziari: ammonta al 2,5% la posizione costruita da zero per una cassa in cui presta consulenza Gaetano Caputi, il capo di gabinetto della premier Giorgia Meloni, che a Palazzo Chigi è incaricato di seguire i dossier bancari. Aeroporti e autostrade, l’influenza del Governo.
C’è poi la famiglia Benetton (2,2%), orientata ad astenersi sull’OPS per Banca Generali, con una scelta che sarebbe stata uguale a un voto contrario, in un’assemblea che delibera a favore con almeno il 50% più una delle azioni depositate. La dinastia di Ponzano Veneto è proprietaria della società Aeroporti di Roma, quindi titolare della concessione dell’aeroporto di Fiumicino, scalo su cui attende da tempo l’autorizzazione del Governo per la costruzione della terza pista. Influenza dell’esecutivo che è analoga nel caso della famiglia Gavio, presente nell’accordo di consultazione ma indicata dalla stampa come in dissenso dagli altri “pattisti”: i Gavio sono titolari di concessioni autostradali, dunque di un appalto affidato dal Governo. All’offerta di Monte dei Paschi di Siena si aggiunge il capitolo giudiziario.
Gli occhi sono infine su Delfin, holding della famiglia Del Vecchio, primo azionista di Mediobanca con il 19,8%. Il presidente Francesco Milleri ha speso parole di apprezzamento per l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, dopo l’annuncio dell’offerta su Banca Generali, ma sembrava orientato all’astensione ed è già coinvolto nell’OPS lanciata da Monte dei Paschi di Siena, di cui Delfin detiene il 10% circa al pari di Caltagirone. E sull’ingresso di Delfin e Caltagirone nell’azionariato di MPS sta ora indagando la Procura di Milano, che ha aperto un’inchiesta sulla gestione della vendita di azioni detenute dal Governo (tramite procedura “ABB”, Accelerated Book Building, nel novembre 2024) tramite Banca Akros, una società del gruppo Banco BPM, che ha comprato a sua volta azioni nella stessa occasione per diventare azionista di Monte dei Paschi di Siena al 9%. Stato vs mercato, cosa scrive la stampa estera.
A notare la contrapposizione tra i “due mondi” nella partita di Mediobanca è stato Börsen-Zeitung, quotidiano finanziario tedesco. “Il governo italiano sta interferendo sempre più vistosamente nell’economia del Paese: è un gioco spericolato con la fiducia degli investitori”, ha titolato il giornale nell’edizione in edicola martedì 17 giugno. “Ancora una volta, il governo italiano dimostra di non avere fiducia nel mercato”, è il giudizio di Börsen-Zeitung sul rinvio degli azionisti di Mediobanca, che per il quotidiano fa capire come “chiunque intralci i piani di Roma deve aspettarsi di essere ostacolato”.
“Diversi azionisti di Mediobanca, vicini o dipendenti dallo Stato, minacciano di bloccare l’acquisizione di Banca Generali, con la quale l’amministratore delegato Alberto Nagel vuole creare un campione nazionale nel Wealth Management”, scrive ancora Börsen-Zeitung. Il quotidiano tedesco evidenzia gli impatti di questo scenario su Assicurazioni Generali, “di cui Mediobanca detiene una quota del 13%”, notando come “un’acquisizione di Banca Generali da parte di Mediobanca sarebbe un fattore di disturbo e probabilmente vanificherebbe questi piani”.
Citando altre offerte pubbliche in corso, le cui “prospettive di successo sono più che incerte in diversi casi, a causa dell’intervento sempre più disinvolto del governo italiano”, il quotidiano finanziario afferma che “i requisiti statali per l’acquisizione di BPM da parte di UniCredit sono così rigidi che è improbabile che l’operazione sia redditizia” ed evidenzia che “Roma sta anche cercando di impedire la formazione di un grande asset manager europeo da Generali e dalla francese Natixis”. Börsen-Zeitung cita infine il fronte giudiziario aperto dalla Procura di Milano: “il fatto che abbia avviato un’indagine sulle circostanze della vendita di azioni del Monte dei Paschi si inserisce perfettamente in questo quadro”, scrive il quotidiano tedesco, concludendo che “con questo comportamento, il governo italiano sta mettendo a repentaglio la fiducia degli investitori”.
