Dopo l’allarme lanciato nell’aprile scorso, il vicepresidente Ue Séjourné è tornato sul tema delle terre rare tentando di tirare fuori l’Europa dall’angolo
Le terre rare sono elementi chimici le cui caratteristiche rendono complesso, dispendioso e molto inquinante il loro processo estrattivo. Le loro proprietà chimiche e fisiche uniche, in particolare quelle magnetiche e conduttive, rendono indispensabili questi minerali per molte tecnologie.
Il costo, le difficoltà di lavorazione, le caratteristiche inquinanti dei materiali e l’ideologia green europeista hanno fatto sì che l’Europa delegasse il loro controllo alla Cina, che al momento estrae, lavora, raffina e distribuisce nel mondo, anche in Europa, tra l’80% e il 90% delle terre rare.
Tutti gli osservatori sono concordi nel ritenere che la Cina ha fatto delle terre rare una potente leva geopolitica. Pechino infatti non solo la filiera dei materiali, ma esegue la lavorazione per altri produttori che mandano in Cina la materia prima in mancanza di impianti propri idonei.
La Cina ha raggiunto inoltre un grande vantaggio competitivo, grazie a copiosi finanziamenti pubblici, barriere tariffarie e non tariffarie alle esportazioni. Per non parlare dei bassi costi di produzione e dell’assenza di norme ambientali e sul lavoro adeguate.
Questo ha impedito lo sviluppo di filiere concorrenti in Occidente. Grazie a questo monopolio di fatto la Cina ha utilizzato questa posizione per imporre restrizioni all’esportazione, causando preoccupazioni e instabilità nei mercati globali.
Recentemente, addirittura, si è parlato di richieste di dati sensibili alle aziende occidentali per l’approvazione dell’export, sollevando timori sull’uso improprio delle informazioni. Ad aprile, la Cina ha reso obbligatorio per gli esportatori ottenere licenze indipendentemente dalla nazionalità del cliente finale e il processo di approvazione complesso e lungo ha causato confusione alle dogane, allarmando i produttori dell’Unione Europea.
Ci stiamo occupando di terre rare perché, qualche giorno fa, Stéphane Séjourné, vicepresidente della Commissione europea per la prosperità e la strategia industriale, ha rilasciato un’intervista in merito al quotidiano economico tedesco Handelsblatt.
Séjourné già in passato aveva espresso la necessità che la Cina trasferisse tecnologie in Europa in cambio delle importazioni affinché si creassero delle catene di valore europee e l’Europa non diventasse la sede di assemblaggio dell’industria cinese.
Questa volta ha dichiarato: “L’Unione Europea deve creare una riserva strategica comune di elementi rari per evitare interruzioni della catena di approvvigionamento e ricatti economici da parte della Cina”.
Oltre a questo Séjourné ha sottolineato che è fondamentale riavviare l’estrazione di minerali critici per ridurre la dipendenza da Paesi terzi. Ha definito la mancanza di terre rare e altri minerali come una “minaccia esistenziale” per l’Unione Europea. Ha riferito che l’UE deve prendere atto della necessità di maggiore sovranità e autonomia industriale.
Per questo l’UE si prefigge di raggiungere l’indipendenza per oltre il 65% delle materie prime critiche ed ha messo per questo a disposizione 2 miliardi di euro per sostenere 47 progetti strategici.
In sintesi, Séjourné ha delineato una strategia aggressiva e urgente per l’Europa al fine di ridurre la sua vulnerabilità nelle catene di approvvigionamento delle materie prime critiche, attraverso un mix di investimenti interni, obiettivi ambiziosi di produzione e riciclo, e una maggiore diversificazione internazionale.
L’UE pubblicherà inviti a presentare progetti nel corso dell’anno, ha dichiarato Séjourné al quotidiano Handelsblatt, aggiungendo che l’Unione deve agire come i suoi concorrenti e utilizzare politiche preferenziali dell’UE, aiuti di Stato e controlli sugli investimenti esteri per proteggersi in una potenziale guerra commerciale.
È chiaro a tutti che la Cina è il vero concorrente dell’UE per il commercio mondiale e sarebbe un grave errore strategico dipendere dal principale concorrente.
L’Europa ha già sperimentato cosa significa dipendere da un solo fornitore che è anche una potente autocrazia in concorrenza geopolitica. Nella questione del gas russo è finita molto male. La Cina sta cercando di ripercorrere la stessa strada. Io invece ricordo un proverbio arabo: se mi inganni una volta è colpa tua, ma la seconda è colpa mia.
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