La giudice Patrizia Ingrascì ha negato la perizia psichiatrica su Monia Bortolotti: la donna 27enne è accusata del duplice infanticidio dei suoi figli
Non ci sarà alcuna “super” perizia psichiatrica su Monia Bortolotti, la madre 27enne che è accusata degli infanticidi di entrambi i suoi figli avvenuti a distanza di poco meno di un anno l’uno dall’altro tra il 2021 e il 2022: a disporlo è stata la Corte d’Assise bergamasca presieduta da Patrizia Ingrascì al termine dell’udienza che si è celebrata nella giornata di ieri e che verteva principalmente attorno alla richiesta della PM Maria Esposito di svolgere, appunto, una perizia che fosse in qualche modo definitiva.
Facendo prima di tutto un passo indietro, è utile ricordare che Monia Bortolotti è sotto l’attenzione degli inquirenti già dal novembre del 2021 quando morì – si scoprirà più tardi, mediante soffocamento, probabilmente con l’uso di un cuscino – sua figlia Alice di appena 4 mesi; mentre l’attenzione si è fatta ben più alta quando la stessa donna denunciò anche la morte del secondo figlio – Mattia, di appena 2 mesi – il successivo 25 ottobre del 2022.

Arrestata dopo la segnalazione da parte dei medici che hanno notato l’evidente anomalia di un duplice, misterioso, decesso nella vita di Monia Bortolotti, attualmente si trova sottoposta a misura cautelare all’interno di una REMS dalla quale attende la conclusione del processo e il tema più importante sul suo conto sollevato negli ultimi mesi è proprio quello relativo alla sua salute mentale con una doppia perizia – la prima a carico della Procura, la seconda dell’accusa – che sembra muovere in due direzioni opposte.
È scontro sulle perizie psichiatriche di Monia Bortolotti: le diverse tesi dei periti del GUP, dell’accusa e della REMS
Di certo dalle perizie emerge solamente che Monia Bortolotti soffrirebbe di un qualche chiaro disturbo della personalità: dal conto dei periti del GUP, si tratterebbe di un “disturbo depressivo con tendenze psicopatiche dipendenti dall’umore”, che nella tesi dei periti dell’accusa diventa un “disturbo della personalità con tratti borderline e narcisistici; ma se i primi periti hanno confermato la totale incapacità di intendere e di volere di Monia Bortolotti – specialmente in occasione del duplice infanticidio -, per l’accusa il disturbo della donna non ne comprometterebbe le capacità.
Nel dettaglio, i periti nominati dal GUP ritengono che Monia Bortolotti sia la sintesi di un’infanzia e un’adolescenza complesse: cresciuta in orfanotrofio non avrebbe mai avuto la possibilità di svilupparsi dal punto di vista emotivo al punto che appena maggiorenne è andata immediatamente a convivere con un uomo “che ha 25 anni più di lei” e con il quale avrebbe avuto i due figli; sviluppando proprio in quel momento i maggiori problemi psichiatrici rimasti del tutto inascoltati, diventando una donna “vuota di sentimenti”.
Dal conto dell’accusa, invece, si ritiene che Monia Bortolotti sia completamente in grado di intendere e di volere e che avrebbe ucciso i suoi figli in piena coscienza in quanto gravidanze “non volute [e che] le portavano via tempo e soldi”: tesi – quest’ultima – abbracciata anche dai medici della REMS in cui Monia Bortolotti si trova, ritenendo che la donna tenda a “instaurare dinamiche improntate sulla manipolazione” attraverso una serie di “condotte autolesive” utili per attirare l’attenzione.
