Il generale Luciano Garofano ha parlato del delitto di Garlasco a Quarto Grado, soffermandosi sulle varie impronte e tracce
Il generale Luciano Garofano, ex comandante dei Ris, oggi consulente di Andrea Sempio, è stato ospite ieri sera come sempre di Quarto Grado per parlare del delitto di Garlasco. Secondo il noto esperto l’impronta 33, quella trovata sul muro delle scale che portano alla taverna dei Poggi, non sarebbe del suo assistito. Ma c’è di più visto che secondo il consulente la procura avrebbe redatto una consulenza sbagliata avendo confuso le minuzie con delle increspature sul muro. “Sbagliare è umano – precisa il generale parlando in diretta televisiva su Rete 4 – anche i più bravi consulenti possono sbagliare, magari ho sbagliato io, ho detto i consulenti. Per questo abbiamo scelto insieme al dottor Bisogno, un informatico, il doppio canale, quello tradizionale e quello informatico e lunedì depositeremo una integrazione che amplia un po’ le nostre considerazioni”.
E ancora: “Non siamo stati critici, abbiamo osservato da due strategie diverse quale fosse il risultato. Noi diciamo che sono state confuse le increspature del muro con le minuzie, io non conoscevo le conclusioni della consulenza Poggi che sono le stesse e lo dico perchè si soppesi il lavoro di tutti, anche quello della procura”. Secondo Garofano è stato sbagliato “il metodo perchè nelle impronte latenti, prima si studia l’impronta latente e si vanno a riconoscere in maniera obiettiva le minuzie… io devo prendere l’impronta sul muro e la studio, poi in maniera separata devo individuare le minuzie, poi le devo fotografare e poi vado a riscontrare sull’impronta della persona sospettata se ci sono. In questo caso abbiamo il timore che sia stato fatto un altro processo: la manualità e l’esperienza dell’operatore non ci sarebbe stata, lo do come probabile, e si sono invece affidati solo ad un software che automaticamente riconosce le minuzie, ma quando l’impronta è così particolare come quella 33 è l’operatore che deve dare la giusta interpretazione, non può affidarsi solo ad una macchia.
DELITTO DI GARLASCO, GAROFANO “IMPRONTA 33? NON BASTA IL SOFTWARE…”
E ancora: “Il software è un black box, dipende da quello che ci metti per avere una risposta corretta. Per questo noi abbiamo seguito i due approcci, quello tradizionale e quello informatico che ci hanno dato la stessa risposta, ovviamente questa è la nostra posizione, assolutamente sì”. Carmelo Abbate, che sui fatti di Garlasco ha sempre avuto una tesi in difesa di Alberto Stasi, commenta esterrefatto: “Sostenere che uno dei massimi esperti di Italia, il colonnello Iuliano (comandante della sezione impronte dei Ris di Roma ndr) ha confuso intonaco con le impronte è molto forte, va quasi tutelata l’onorabilità di questo esponente dell’arma, lo vedremo con una perizia terza”.
Quindi ha proseguito: “Io vorrei ricordare che nell’udienza del 9 aprile l’avvocato Giada Bocellari chiese di estendere l’incidente probatorio all’impronta 33 e si opposero tutte le parti, ma la procura era d’accordo, ora guarda caso si chiede l’incidente probatorio sulla stessa impronta, per una strategia ben precisa, perchè vogliono vedere le carte della procura” Garofano replica: “Mai pensato di intaccare l’onorabilità del colonnello Iuliano”, e Nuzzi replica: “E’ un po’ una palata di M quella che state tirando”, ma l’ex numero uno dei Ris non ci sta: “Se il colonnello Iuliano ha 25 anni in quel settore il dottor Bisogno ne ha 34, il dottor Biondi ne ha 35, quindi si può sbagliare”.
DELITTO DI GARLASCO, GAROFANO SULLE PRESUNTE IMPRONTE DEL KILLER
Garofano ha poi smontato la tesi secondo cui l’impronta 33, unita a quella 44 (una presunta impronta di scarpe) e la 97F, sarebbero chiaramente le tracce dell’assassino: “L’impronta 44 non ha alcun significato e l’impronta 33 e la 97 non hanno nessuna valenza, la prima non è di sangue, la seconda è forse una strisciata ma non c’è nessun nesso, l’assassino aveva le mani sporche di sangue ma non ha sceso i gradini, quindi ci sono delle contraddizioni e le varie impronte non hanno nessun nesso”. Discorso diverso infine sul lembo del tappetino del bagno oggetto dell’incidente probatorio e trovato intriso di sangue: “Fu analizzato all’epoca dal Ris e non dette risposte significative, sappiamo che l’assassino è stato in quel bagno, quella traccia può essere la conferma che c’era lì l’assassino e poi potremmo trovare altre tracce di dna”.
In conclusione ha spiegato: “Abbiamo parlato molto del pigiama di Chiara Poggi (la famosa impronta dell’assassino ndr): sono ditate ma la trama del tessuto, in parte perchè è morbida e in parte perchè assorbe non consente di trattenere il disegno papillare, probabilmente non sarebbe servita a nulla”. Garofano ha quindi smontato praticamente tutta la teoria della difesa di Alberto Stasi e della procura, e sono molto significative anche le dichiarazioni sull’impronta del pigiamino, che invece secondo l’avvocato di Stasi, De Rensis, avrebbe potuto chiudere il caso di Garlasco nel giro di 5 minuti.
