La posizione della Russia sulla guerra in Ucraina ribadita dal Ministro Lavrorv: “Kiev non rappresenta la popolazione del Donbass e le altre zone russofone”
LA GUERRA IN UCRAINE E LE “PRETESE” RUSSE SULLE ZONE OCCUPATE
In una lunghissima intervista rilasciata al quotidiano ungherese “Magyar Nemzet” il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ribadisce (argomentando) il punto d’origine della guerra in Ucraina, continuando a definire Kiev un “regime neonazista” e rivendicando l’impossibilità di una vera integrità territoriale del Governo Zelensky sulle zone occupate dall’inizio del conflitto.
La narrazione ideologica di Mosca non si placa e punta il dito contro la “pretesa” dell’Ucraina di mantenere i propri territori: all’interno del ragionamento fatto da Lavrov, il principale diplomatico dell’era Putin al Cremlino, restano alcuni punti che comunque restano “nodosi” come appunto l’analisi sugli ultimi decenni di vita nelle aree del Donbass (in particolare degli Oblast di Donetsk e Luhanks) dove oggettivamente vive una grossa componente russofona.

Di contro però occorre sempre ricordare come davanti alla pur presenza di popolazione molto più vicina e affine a Mosca che non a Kiev, resta l’invasione, i morti e le bombe che da 3 anni e mezzo a questa parte non si è mai placata: non solo, come ribadito anche nell’ultima telefonata tra Putin e Trump (con il Presidente USA molto deluso dalla posizione della Russia, ndr), la proposta russa è di non presentare alcuna tregua ma puntando tutto su una pace duratura che «elimini le minacce alla Federazione Russa». Come conferma alla rivista ungherese lo stesso Lavrov, «Non abbiamo bisogno della pausa che il regime di Kiev e i suoi curatori esterni vorrebbero prendere per riorganizzare le truppe».
L’”OFFERTA” DI PACE DELLA RUSSIA ALL’OCCIDENTE: “NON ATTACCHEREMO L’EUROPA, ANCHE SE L’UE ORMAI È APPENDICE DELLA NATO”
Ergo, afferma il Ministro degli Esteri russo, l’unica vera risoluzione è un accordo diplomatico per una pace duratura: in primis, eliminando l’eventuale ingresso dell’Ucraina nella NATO, poi «eliminando le minacce alla sicurezza della Russia», e infine la revoca di sanzioni anti-russe in Occidente con la completa «smilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina».
Insomma, i soliti punti all’ordine del giorno già ribaditi da Putin più volte e che hanno portato al “pantano” diplomatico in corso d’opera, con gli stessi Stati Uniti incastrati tra la volontà di far cessare il conflitto e la necessità di non lasciare la piena resa alle direttive del Cremlino. Di contro però, viene lanciato un “amo” all’Occidente dal momento che Lavrov respinge ogni ipotesi di attacco all’Europa, sebbene sia ormai divenuta un’appendice «politico-militare della NATO»: il capo della diplomazia russa con sarcasmo dice di «non sapere nulla dei nostri piani per attaccare l’Europa», e figuriamoci ancor meno «per occuparla».
IL MINISTRO LAVROV RIVENDICA LE ZONE OCCUPATE DELL’UCRAINA: “NON APPARTENGONO A KIEV”
Secondo il Ministro Lavrov, il punto non è infatti arrivare ad uno scontro e/o guerra globale con l’Occidente, ma semplicemente riconoscere il punto di vista russo sull’intera vicenda Ucraina: ed è qui che torna il refrain ripetuto tanto prima quanto dopo l’invasione del Donbass, ovvero che quelle zone sono in realtà da tempo legate con influenze storico-culturali-sociali a Mosca piuttosto che alla capitale Kiev.

È ancora Lavrov nell’intervista al quotidiano di Ungheria a ribadire il concetto argomentando in maniera più analitica e meno “politica” di quanto faccia normalmente il suo diretto capo al Cremlino: «il regime di Kiev non può rivendicare il principio dell’integrità territoriale», in quanto viene garantito solo agli Stati che «garantiscono l’uguaglianza e l’autodeterminazione dei popoli». Zelensky e in generale il potere dello Stato ucraino avrebbero definito gli abitanti del Donbass come «creature che debbono trasferirsi in Russia», cercando di «ucrainizzare quelle terre».
Ebbene, dal punto di vista di Mosca, l’annessione è stata una naturale conseguenza della presenza di una popolazione russa, con il Governo ucraino che invece «non rappresenta la popolazione di queste regioni», dopo che ha «elevato la russofobia al rango di politica statale». Dal Donbass alla Crimea, fino a Zaporozhye e Kherson, sono tutte aree occupate in pieno o in parte dalle truppe di Mosca e che vengono rivendicate come aree in realtà russe e dunque senza alcuna pretesa dell’Ucraina: secondo Lavrov e Putin, Kiev sta cercando di «sterminare tutto ciò che è connesso alla Russia» e per questo occorre definire un accordo duratura per evitare in futuro qualsiasi altra rivendicazione.
