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Home » Cinema e Tv » Film e Cinema » SO COSA HAI FATTO/ Il sequel fotocopia per un horror estivo da guardare con gli amici

  • Film e Cinema
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SO COSA HAI FATTO/ Il sequel fotocopia per un horror estivo da guardare con gli amici

Roberto Bernocchi
Pubblicato 7 Agosto 2025
Una scena del film

Una scena del film

Nei cinema è arrivato "So cosa hai fatto", una sorta di sequel dell'omonimo film del 1997, un horror estivo dimenticabilissimo

Cinque amici si ritrovano una sera, in allegria, con un po’ di ricordi nostalgici dei tempi del Liceo. Dopo aver alzato un po’ il gomito, uno di loro è causa di un incidente stradale che porta alla morte di un uomo. Per evitare l’accusa di omicidio, decidono di nascondere l’accaduto.

L’anno successivo, ritrovati per festeggiare il matrimonio di una di loro, ricevono un biglietto anonimo che dice “So cosa hai fatto l’estate scorsa”. Inizia la caccia. La loro vita è in pericolo, proprio come era successo ad altri cinque nel lontano 1997, sempre a Southport, lungo la costa della Carolina del Nord. Quando morirono quasi tutti.


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So cosa hai fatto. Capitolo 2. Anzi 3. Anzi 4. Anzi 4, più una serie tv. Molta di questa produzione, iniziata nel 1997 con un primo capitolo di grande successo commerciale (125 milioni di dollari l’incasso totale a fronte di un budget di 17 milioni), è rimasta pressoché invisibile negli anni. A riportarla al centro degli incubi estivi è Jennifer Kaytin Robinson, regista americana semi sconosciuta specializzata in racconti al femminile. A questo proposito, spicca nel film una frase buttata lì da un personaggio scampato alla morte: “Cose come queste non accadrebbero se gli uomini andassero in terapia…”. Dubito, ma andiamo avanti.


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So cosa hai fatto, 2025
So cosa hai fatto, 2025

So cosa hai fatto riprende storia e personaggi del 1997. Due miracolati dell’epoca tornano a districare il mistero di un nuovo maniaco assassino seriale e vendicativo, vestito da pescatore e molto abile nel lancio di fiocine mortali, che trafiggono simpaticamente i corpi dei malcapitati.

Un tentativo alla Scream di generare una nuova memorabile saga nel genere teen-slasher-horror. Che tradotto significa destinato agli adolescenti (un po’ rimbesuiti, ndr), centrato su un maniaco che insegue e uccide un gruppo di giovani e, infine, che lo fa in modo cruento con ben affilate armi da taglio o similari.


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So cosa hai fatto è splatter (al punto giusto), mortifero in abbondanza e adolescenziale nell’anima. Una trama che prova a costruire (inutilmente) cause, ragioni, rancori e debolezze dei protagonisti, connettendosi (inutilmente) alla storia di quasi trent’anni prima. Diciamo, onestamente, che per ricordarsela bisognerebbe essere dei veri e propri feticisti del film…

Tra colpi di scena e continue apparizioni del killer in abito da pescatore, il film mette in scena una carneficina di vittime designate. Prima i sacrificabili comprimari (amici, fidanzati, amici di amici, malcapitati) e poi i non sacrificabili, i Protagonisti con la p maiuscola, che però, ahimè, in un horror come si deve vanno prima o poi sacrificati. Anche se con un pizzico di dispiacere per chi guarda.

Le domande aperte del film, in fondo, sono non chi morirà ma quando. Non come morirà (infilzato, lo si sa), ma in quanto tempo (e con quanta sofferenza).

So cosa hai fatto è un horror estivo di consumo per una seratona al fresco tra amici. La Robinson confeziona un sequel trascurabile, ma lo si poteva immaginare. È un sequel fotocopia, con un gruppo di birbanti amici da compagnia che ingenuamente fanno un brutto errore, tra un drink di troppo e la voglia di stupire. Vogliamo rovinarci la vita o nascondiamo la colpa?

La morale è chiara e vibrante di verità: fate i bravi se potete. O sarà peggio per voi.

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