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Home » Turismo e Viaggi » IL CASO DELL’OVERTOURISM/ Il fascino, i numeri e le proteste che creano i viaggiatori in Italia

  • Turismo e Viaggi
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IL CASO DELL’OVERTOURISM/ Il fascino, i numeri e le proteste che creano i viaggiatori in Italia

Alberto Beggiolini
Pubblicato 28 Luglio 2025
Turisti a Venezia (Ansa)

Turisti a Venezia (Ansa)

I tanti viaggiatori che scelgono le mete italiane aiutano l'economia reale, ma generano anche proteste, come quelle di questi giorni

Istruzione di massa, sanità di massa, comunicazione di massa (mass media), industria di massa (la produzione su larga scala di beni standardizzati), trasporti di massa. E turismo di massa, esploso con la “democratizzazione” dei viaggi, la proliferazione dei collegamenti economici, dei pacchettamenti delle vacanze tutto compreso, delle OTA.


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Davvero si pensava che il turismo potesse restare immune dalle esasperazioni che ogni “di massa”comporta? Veramente non si poteva immaginare che il muoversi di enormi folle di turisti, tutti indirizzati negli stessi posti dall’immaginario diffuso e dalle sirene dei social, finisse col creare disagi in quelle destinazioni prese d’assalto?


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Dietro l’odierna e generalizzata levata di scudi su quello che si dice essere “overtourism” si intuisce una buona dose di ingenuità, di pigrizia, di menefreghismo, di inadeguatezza, di ipocrisia. Gli esempi non mancano. A Venezia è stato proposto un superticket da 100 euro per i “day tripper”, i turisti mordi e fuggi, quelli da un giorno, considerati “poveri” e basso se non nulla spendenti.

Incredibile, viste le manifestazioni anti-ricchi registrate prima e durante le recenti nozze supersfarzose (quelle sì altospendenti) di Bezos-Sanchez. Per non dire delle iniziative polemiche anti-turisti ipotizzate in Trentino Alto Adige, catalizzate dalle immagini di centinaia di turisti in coda (peraltro ordinata e paziente) alla funivia del Saceda, in Val Gardena.


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In tutti i casi (che si rincorrono più o meno in tutte le destinazioni a vocazione turistica d’Italia) emerge l’ingenua distrazione a non considerare la forza attrattiva delle bellezze locali, ingigantite da immagini e report dei visitatori muniti di smartphone e collegati ai social. Una distrazione che induce alla pigra accettazione dei flussi, salvo i lamenti a post.

La realtà è che siamo tutti turisti per qualcun altro, ma non ce ne rendiamo conto, e nello sfogatoio generalizzato ci sentiamo in diritto di escludere, limitare, tar-tassare chi vuole solo godere delle stesse grandi bellezze. Le soluzioni per mitigare lo stridore tra turisti, residenti e località sono multidisciplinari e complesse, dalla programmazione degli arrivi a quella degli eventi, fino alla diffusione di informazioni e promozioni di mete alternative e meno note.

Nel frattempo, però, l’economia reale generata da quello stesso turismo cresce e fortifica il valore nazionale. Lo conferma l’ultimo studio compiuto da Tecnè per Federalberghi. “Un turismo contraddistinto dal segno più sostiene il report -, che porta ricchezza al Paese e registra segnali di grandi cambiamenti: si rivela positivo l’exploit di questa estate 2025, che vedrà in viaggio 36,1 milioni di italiani producendo un giro di affari pari a 41,3 miliardi di euro, con una crescita dell’1,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”.

Mai come quest’anno, colpisce la diversa modalità delle scelte dei viaggiatori. Attualmente, si muoveranno meno adulti e più bambini, in una dimensione familiare della vacanza estiva. Il tempo delle ferie si estende da giugno a settembre, con un aumento delle partenze nei mesi periferici e una conseguente destagionalizzazione. La vacanza tipo si accorcia – da 10,3 a 10 giorni in media -, ma si moltiplica in termini di frequenza. Ciò definisce una tipologia di turista che cambia stile di vita e ridisegna a propria misura gli spazi del tempo libero, frammentandolo secondo una strategia personale incentrata su una maggior attenzione al proprio benessere.

Secondo l’indagine, non di solo agosto viene vissuta la vacanza, pur restando questo il mese principe delle ferie estive. La crescita rilevata rispetto al 2024 va questa volta ad accostarsi più alla qualità della spesa che non alla durata della permanenza. Le destinazioni di maggior presa saranno comunque quelle di mare, sebbene lo studio evidenzi un peso maggiore nella scelta delle destinazioni naturalistiche e meno affollate, a dimostrazione della sensibilità sempre crescente degli italiani verso bellezze naturali, ambiente e tranquillità.

L’Italia si conferma comunque la regina delle destinazioni preferite, con un 88% delle preferenze. Il restante 12% riguarda coloro che si recheranno all’estero e che, anche in questo caso, opteranno principalmente per le località di mare.

“Agosto perde centralità, mentre crescono giugno e settembre – ha commentato il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca -. Questo è un segnale molto positivo, si afferma un turismo distribuito, più sostenibile e più accessibile. Si tratta di una grande opportunità per rafforzare l’occupazione e la redditività del settore in tutto l’arco dell’anno. Credo che siamo testimoni di un grande cambiamento – ha proseguito Bocca – .Oggi il turista non cerca solo un alloggio, ma un’emozione da custodire.

La spesa non si concentra più soltanto sul pernottamento, ma si distribuisce su tutta la filiera, tra ristorazione, cultura, artigianato, benessere. Si tratta di una trasformazione strutturale che rende il comparto un attivatore diffuso di valore economico e sociale. Ma l’indagine rivela che una quota di italiani non andrà in vacanza per motivi economici. È un dato che non può lasciarci indifferenti e che ci spinge a lavorare per un turismo più accessibile, ovvero capace di offrire occasione di benessere per tutti”.

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