Inizia l'occupazione vera e propria a Gaza City: l'attacco di Israele con i tank via terra. Caos sfollati e blocco E1 in Cisgiordania: cosa sta succedendo
ISRAELE INIZIA LA (VERA) OCCUPAZIONE DI GAZA CITY: TANK NELLA STRISCIA
Nel giorno 684 dall’inizio della guerra in Medio Oriente la svolta di Israele annunciata da tempo ormai entra nel vito: è iniziata infatti stamattina l’occupazione vera e propria di Gaza City, con l’ingresso di tank e riservisti dell’IDF secondo il piano approvato dall’ufficio di gabinetto del Governo Netanyahu. Ieri l’ultimo semaforo verde al piano di occupazione di Gaza è giunto dal Ministro della Difesa, Israel Katz, con annesso progetto per sfollare il quasi milione di palestinesi civili che giocoforza dovrà essere evacuato nelle prossime settimane verso i campi profughi a nord della Striscia.
Se lo sfollamento dei civli in realtà era già cominciato la scorsa domenica, procedendo in questi giorni con i continui inviti dell’IDF ad abbandonare le macerie di Gaza City uscendo dal campo di battaglia dove Israele intende sradicare la presenza di Hamas, al momento un effettivo cessate il fuoco nella regione sembra sempre più lontano. Al netto degli appelli della comunità internazionale su fame e carestia, la scelta di Netanyahu è di proseguire per far terminare la guerra liberando gli ostaggi (sempre che vi riesca con l’assedio finale, come infatti temono le famiglie dei prigionieri in protesta ormai a oltranza contro il Governo) e instaurando una forza di controllo araba (non ben precisata, se non escludendo Hamas e l’ANP).

La portavoce dell’IDF ha spiegato stamane che l’esercito israeliano è entrato nella prima fase dell’invasione terrestre su Gaza City, con le forze che già controllano la periferia e che ora entrano a poco a poco all’interno della vasta area ridotta da tempo in macerie. «Israele disprezza la mediazione con il piano di conquista», lamenta la sigla terrorista di Hamas mentre dall’ONU giunge ulteriore appello a trovare lo spazio per una tregua umanitaria, «bisogna evitare i morti e la distruzione che l’operazione su Gaza causerebbe inevitabilmente», denuncia il segretario generale Guterres.
COSA SUCCEDE IN CISGIORDANIA E PERCHÈ IL BLOCCO E1 RISCHIA DI ALZARE ULTERIORMENTE L’ESCALATION IN MEDIO ORIENTE
Dopo aver colpito nelle ultime ore postazioni di Hezbollah nel sud del Libano e di Hamas presso Khan Yunis, i contingenti di Israele con circa 130mila riservisti sono impegnati per la prima fase di occupazione che dirige i convogli dello Stato Ebraico verso il cuore della Striscia. Ad aggiungere ulteriore benzina sul fuoco del conflitto è intervenuto ieri l’annuncio del Ministro Smotrich l’approvazione definitiva del corridoio E1 (East1) nel centro della Cisgiordania: il “blocco” di insediamenti israeliani verrà posto come divisione “forzata” in modo da evitare che vi possa nascere in futuro un possibile unico Stato di Palestina.

Come abbiamo già spiegato negli scorsi giorni, si tratta di un nucleo di circa 3500 case che vanno tra Gerusalemme Est fino all’insediamento di Ma’ale Adumim in Cisgiordania: il blocco-corridoio arriva così a dividere la West Bank, separando le regioni di Betlemme da quelle di Ramallah e dando seguito al progetto adottato già negli Anni ’90 con le prime costruzioni. Le unità abitative per i coloni allargano ulteriormente lo scontro interno alla Cisgiordania, con la popolazione palestinese già sul piede di guerra per quanto avviene nella vicina Gaza.
Con la comunità internazionale che boccia su tutta la linea la posizione di Israele nel dividere la West Bank al fine di evitare lo Stato palestinese, la reazione attesa è ora quella degli Stati Uniti che nel 2012 aveva fatto pressioni per congelare il progetto E1 e che ora è l’unica vera forza mondiale in grado di far desistere il compimento del piano dei “falchi” all’interno del Governo Netanyahu. Secondo l’Autorità Nazionale Palestinese che gestisce gran parte della Cisgiordania, il progetto di Smotrich & Co. arriverà a creare una sorta di “prigione”, minando sul nascere le prospettive di avere due popoli in due Stati.
