Israele attacca a Gaza dice di voler colpire Hamas ma vuole distruggere tutto per cacciare i palestinesi. E cominciare a realizzare nuovi insediamenti
Un’azione in grande stile, muovendo tutti i mezzi a disposizione per attaccare via terra e via aria. L’obiettivo dichiarato è distruggere le infrastrutture di Hamas e occupare Gaza, ma se è vero che l’organizzazione terroristica palestinese può ancora far male all’IDF con azioni di guerriglia, è altrettanto vero che Netanyahu e il suo governo, con l’invasione iniziata nelle ultime ore, puntano a svuotare completamente la Striscia e prendersi i territori per realizzare colonie o altro.
Probabilmente, osserva Marco Bertolini, generale della Brigata Folgore e comandante di numerose operazioni speciali in Libano, Somalia, Kosovo e Afghanistan, senza curarsi neanche di dove andranno a finire i palestinesi: gli israeliani si preoccuperanno solo di rendere assolutamente invivibile la Striscia per fare in modo che i gazawi, presi dalla disperazione, se ne vadano comunque. Gli attacchi di questi giorni, insomma, non hanno veri obiettivi militari; vogliono solo impedire che si possa tornare a Gaza.
Il ministro della Difesa Katz annuncia trionfante che “Gaza brucia”, Netanyahu parla di “azione intensiva”, ma qual è il senso dell’operazione militare dell’IDF? Le bombe, i droni, i tank: cosa devono distruggere ancora?
Intanto l’obiettivo non è di liberare gli ostaggi. Non lo è mai stato. Se l’obiettivo fosse stato questo, gli israeliani avrebbero studiato una strategia diversa: in un territorio così piccolo e urbanizzato non si possono liberare con un’azione di forza tutti insieme. L’obiettivo è di procedere alla presa di possesso di questa area che è sotto controllo dei palestinesi. Parlo di palestinesi e non di Hamas, perché la stessa cosa succede anche in Cisgiordania, dove Hamas, invece, non c’è. La realtà è che si vuole sottrarre questi territori, quindi Gaza e Cisgiordania, ai palestinesi.
Ma ci sono degli obiettivi militari? Il governo sostiene di voler colpire le infrastrutture di Hamas, ma cosa è rimasto all’organizzazione palestinese, ancora qualche tunnel?
Gli israeliani stanno cercando di rendere invivibile Gaza. Per questo, dall’inizio dell’operazione, distruggono sistematicamente i palazzi, con la scusa che vengono utilizzati da Hamas: si sono viste immagini molto significative e spettacolari delle distruzioni che sono state messe in atto, distruggendo anche grattacieli. L’IDF continua la sua azione perché, evidentemente, la resistenza che avrebbero dovuto piegare in poche settimane o mesi continua a essere presente. Chi si difende in un abitato colpito e distrutto ha parecchi appigli che gli consentono di proteggersi e di infliggere delle perdite al nemico. La resistenza di Hamas è ancora in atto; altrimenti non si tratterebbe di combattere per entrare, ma si tratterebbe semplicemente di occupare.
L’IDF, paradossalmente, è stata l’unica a opporsi all’operazione e le cronache raccontano di una sfuriata inascoltata del capo di stato maggiore Eyal Zamir per chiedere al governo di firmare l’accordo per il cessate il fuoco. La guerriglia di Hamas può ancora far male?

Il capo di stato maggiore ha minacciato le dimissioni; poi è stato messo con le spalle al muro da Netanyahu e a quel punto si è adeguato agli ordini. I militari, a livello tecnico, hanno espresso fin dall’inizio le loro perplessità, anche per le possibili perdite umane. Inoltre c’è una questione di carattere etico: per i soldati non è il massimo combattere contro la popolazione civile; da questo punto di vista è un’operazione che discredita Israele. Non per niente Netanyahu stesso ha detto che Israele si deve abituare a una sorta di autarchia, perché affronterà un periodo di isolamento internazionale nuovo nella sua storia.
Rimane il fatto che i bombardamenti a cui assistiamo appaiono realizzati senza veri obiettivi militari. È così?
Gli israeliani vogliono creare il fatto compiuto, dal quale non si può tornare indietro: la popolazione viene allontanata, si distrugge tutto quello che c’è, dalle abitazioni agli ospedali. Questa è l’unica giustificazione di un comportamento del genere.
Si dice che 300mila persone si siano già allontanate da Gaza, mentre altre 700mila dovranno andarsene. È chiaro che con un’azione del genere la popolazione viene spinta fuori dalla città. Dove andrà a finire questo milione di persone? È possibile davvero concentrarle tutte al sud della Striscia?
Credo che gli israeliani non si pongano il problema di quello che succederà ai palestinesi. D’altra parte molti di loro hanno già lasciato la Palestina: ce ne sono 600mila in Libano, in Giordania sono la maggioranza della popolazione, altri sono andati in Egitto. Mi sembra chiaro il disegno di realizzare uno Stato ebraico nel quale le altre realtà siano assolutamente minoritarie.
I Paesi vicini alla Striscia non sono messi bene e tanto meno lo sono Libia e Sudan, da alcuni indicati come possibile approdo dei gazawi. Alla fine, dove andranno?
Non credo che l’Egitto sia disponibile a prenderseli, anche perché ha già i suoi problemi: ha schierato anche le forze armate nel Sinai, e a questo punto non so se per contrastare gli israeliani che spingono fuori i palestinesi o per arginare i palestinesi stessi. In Libano di palestinesi non ce ne stanno più. Per quanto riguarda la Libia, c’è da chiedersi di quale Libia si parla, visto che il Paese è diviso in due, mentre in Sudan c’è addirittura una guerra civile.
C’è da pensare che Israele si preoccupi solo di rendere impossibile la vita ai palestinesi nella Striscia per spingerli ad andarsene senza considerare dove andranno?
Temo di sì. Si parla della realizzazione del Grande Israele; l’idea è sicuramente quella di prendersi altri territori.
Se la Striscia verrà svuotata, di certo non verrà ricostruita dagli arabi. Dovrà pensarci Israele da solo?
Hanno già detto che è ora di pensare a colonie ebraiche nella Striscia di Gaza. L’idea di Trump della Riviera credo sia una boutade, ma sul fatto che gli israeliani si vogliano insediare a Gaza non credo ci siano molti dubbi. Ben-Gvir dice che a Gaza verrà costruita una zona di lusso per la Polizia: la prospettiva è questa.
Tornando ad Hamas: può ancora far male all’IDF?
Hamas non ha possibilità di averla vinta, ma può ancora mettere in difficoltà l’IDF. Probabilmente continuerà a combattere sfruttando le rovine, che si prestano come appigli tattici per chi si difende. Mi viene in mente la distruzione di Montecassino, bombardata dagli alleati: i tedeschi hanno utilizzato le rovine per attaccare americani, inglesi e polacchi, mietendo molte vittime.
(Paolo Rossetti)
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