Il gioco delle pre-Potenze mondiali cambia la natura dei nuovi, prevedibili conflitti. Aumenteranno le guerre commerciali. E l’UE sarà sempre più in crisi
Il recente articolo di Vincenzo Rizzo sul Sussidiario contiene interessanti spunti per una discussione sull’attuale problematica situazione geopolitica. Un primo spunto è dato dal gioco di parole sulle pre-Potenze, di cui Rizzo spiega subito il primo lato: “Tutte le grandi potenze mondiali si muovono, infatti, in modo arbitrario e minaccioso”. Cioè, con minacciosa prepotenza contro altri Stati e al proprio interno verso minoranze etniche o religiose.
Tuttavia, l’espressione usata da Rizzo può essere utilizzata per un altro verso, perché sotto molti aspetti è proprio il concetto di Potenza che parrebbe essere rimesso in discussione nell’attuale mondo multipolare.
I decenni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale sono stati caratterizzanti dal confronto tra due superpotenze mondiali, Stati Uniti e Unione Sovietica. Dopo il crollo dell’URSS si è avuto un periodo di possibile dominio di una singola potenza, gli Stati Uniti, con il cosiddetto “Secolo americano” all’insegna del supposto “eccezionalismo americano”. Un’illusione terminata presto, con il sempre più determinante ruolo giocato dalla Cina, la ripresa di importanza della Russia, il sorgere di nuove pre-Potenze come l’India.
Gli Stati Uniti rimangono una superpotenza nello scenario mondiale, ma non sono più gli indiscussi leader e devono affrontare pesanti crisi al loro interno. Ciò ha portato a un cambiamento anche nei confronti degli alleati, con una politica internazionale che sta assumendo tratti sempre più isolazionisti all’insegna di “America first” (Trump). Uno slogan, tuttavia, che non significa rinuncia a una posizione dominante, ma solo un cambiamento dei metodi per mantenerla.

Sull’altro versante, la Cina ha rapidamente abbandonato il livello di pre-Potenza ed è diventata una superpotenza, pur su un livello ancora inferiore a quello statunitense; ma mentre Washington sembrerebbe propensa ad una presenza più selettiva sulla scena mondiale, Pechino sta espandendo la sua attività praticamente in tutti i continenti. Ciò che parrebbe similare nelle loro politiche, almeno per il momento, è il privilegiare le armi economiche, finanziarie e tecnologiche rispetto a quelle militari.
La già-Potenza Russia, guida della crollata Unione Sovietica, sta riprendendo quota ed è considerata una superpotenza, sia pure di livello inferiore rispetto a Usa e Cina. Probabilmente per la sua storia e la posizione geografica, a cavallo tra Europa e Asia, pur avendo una popolazione decisamente inferiore ai concorrenti (144 milioni contro i 347 degli Stati Uniti e il miliardo e 400 milioni della Cina), e con un Pil totale nominale nel 2024 attorno all’7,5% di quello statunitense, all’11,0% di quello cinese e al 90,0% di quello italiano (dati FMI).
Una pre-Potenza che sta avviandosi a diventare anch’essa una potenza di dimensioni globali è l’India, attualmente il Paese più popoloso, avendo superato di circa 50mila abitanti la Cina. Per quanto riguarda il PIL, l’India registra nel 2024 circa il 13,5% di quello degli Stati Uniti, circa il 20% di quello cinese.
Il suo ruolo geopolitico diventa peraltro sempre più centrale, anche per una politica che si presenta multilaterale e non nettamente schierata. Infatti, partecipa sia a organizzazioni guidate dagli Stati Uniti, come il Quad (Indo-Pacific Quadrilateral Security Dialogue), sia ad altre dove il ruolo guida è tenuto dalla Cina, da considerare un temibile rivale, come i BRICS o lo SCO (Shanghai Cooperation Organization).
Questa situazione di multipolarità porterebbe ad escludere un’alta probabilità di conflitto mondiale come quelli visti nel secolo scorso, ma piuttosto alla possibile estensione dei conflitti locali o regionali, già largamente in atto. Insomma, una guerra mondiale, ma a pezzi, come disse Papa Francesco.
Ciò che è invece probabile, malgrado l’interconnessione anche tra le varie economie, è un’estensione dei conflitti commerciali, come dimostrato dalla recente “guerra delle tariffe”. In questo campo, le pre-Potenze sono ancor più numerose.
Vorrei concludere citando la frase finale dell’articolo di Rizzo: “Per evitare la Pre-potenza finale, insomma, bisogna ritornare al diritto e all’origine autentica della propria tradizione. Ogni cultura vera ha intravisto la possibilità della coesistenza”. Nello scenario precedentemente delineato non vi è nessun cenno all’Europa, ormai emarginata sia sotto il profilo geopolitico che economico, ma proprio all’Europa si addice quella frase finale. A un’Europa che ha deliberatamente rinunciato alla propria tradizione e cultura: quella fondata sul cristianesimo.
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