I sondaggi politici del Termometro dopo gli scioperi e le Regionali: FdI allunga sul Pd, italiani divisi sull'offerta di Mattarella alla Flotilla
DIFFERENZE MINIME, VANTAGGI MASSIMI: I SONDAGGI POLITICI NON VARIANO (PER ORA) DOPO LE PRIME REGIONALI 2025
Se è vero che gli ultimi sondaggi politici del Termometro sono stati raccolti quando ancora la vittoria del Centrodestra di oltre 16 punti in Calabria non poteva ancora essere nota, il trionfo di Acquaroli nello “Swing State” per eccellenza delle Regioni italiane, ovvero le Marche, fa intuire come al momento le competizioni locali non abbiano fortissime influenze sugli scenari politici nazionali.
Osservando infatti i nuovi sondaggi politici publicati dal Termometro il 3 ottobre 2025, emerge come nelle intenzioni di voto non vi siano significative differenze rispetto alla scorsa settimana, anche se permane un vantaggio piuttosto abnorme di Fratelli d’Italia sul Partito Democratico: le vittorie di Acquaroli e Occhiuto non significano infatti “solo” il mantenimento di due Regioni importanti per il Centrodestra, ma sono la decima e undicesima votazione regionale persa dal campo largo progressista su 13 totali (vinte solo in Sardegna e Umbria).

I sondaggi politici nazionali confermano tale trend, anche se nelle prossime settimane assisteremo a fortissime possibilità di un tris del Centrosinistra in Toscana, Campania e Puglia (mentre in Veneto il largo vantaggio della coalizione governativa pare incolmabile): il Pd resta sempre a 8 punti circa da Meloni, con il Termometro che segna 29,8% a FdI e 22% al partito di Elly Schlein. Il M5s non cresce e non viene neanche “aiutato” dalla candidatura di Pasquale Tridico in Calabria, affossato di ben 16 punti alle urne.
PIANO GAZA E FLOTILLA, ITALIANI DIVISI MA CON UN DATO FORTE: LE NAVI NON HANNO AIUTATO LA POPOLAZIONE PALESTINESE
Con il M5s al 12,5% resta il tandem del Centrodestra a “ridosso”, con la Lega di Salvini all’8,6% appena sotto Forza Italia di Tajani che torna vicino al 9% su scala nazionale: i sondaggi politici del Termometro Politico chiudono poi l’indagine sui partiti evidenziando il 6,5% di AVS che tiene a debita distanza tutta la pattuglia dei centristi, da Calenda con il 3,1% a Renzi al 2,3% davanti a PiùEuropa, Noi Moderati, Rizzo e Santoro tutti tra l’1,8% e l’1% complessivo.
Più interessante osservare l’evoluzione dell’opinione pubblica in merito alla complessa vicenda in Medio Oriente: i giorni della fortissima protesta nazionale, segnati ancora ieri da cortei che inneggiavano il 7 ottobre di Hamas, si aggiungono alle proteste sulla Flotilla e sul piano di pace offerto da Trump a Israele e i palestinesi. Ebbene, gli italiani risultano profondamente divisi sui temi, come confusi da una battaglia mediatica su due fronti che ancora soffia sul fuoco della polemica.

Se persiste un un 40% circa che ritiene sensato e apprezzabile il piano di pace sulla Striscia di Gaza, vi è un netto 32% che invece ritiene l’intervento di Trump una sorta di “imposizione coloniale sulla Palestina”: sul caso Flotilla le divisioni sono ancora più nette, con però un minimo comune denominatore rispetto all’offerta di aiuto che il Quirinale e il Governo, assieme alla Chiesa Cattolica, avevano dato ai naviganti della Global Sumud Flotilla.
Quel SOS respinto – anche malamente – dagli attivisti pro-pal non è stato visto benissimo dagli italiani intervistati: la proposta di scaricare gli aiuti umanitari al Patriarcato di Gerusalemme per distribuirli poi a Gaza non è stata accettata, e in tal senso vi è un 53% complessivo che ritiene l’offerta di Mattarella, della CEI e dello stesso Governo Meloni come giusto e apprezzabile.
La Flotilla avrebbe dovuto accettarlo e solo il 20% ritiene quell’offerta un modo di legittimare «Israele e il suo genocidio»: il tema degli aiuti è centrale e l’episodio del rifiuto di farli sbarcare ha incrinato la fiducia in una missione fin lì col vento in poppa dell’opinione pubblica italiana, al netto dello stop operato dal blocco navale israeliano che ha rimpatriato in pochi giorni tutti gli attivisti a bordo.
