Si torna a parlare di Emanuele Ragnedda e dell'omicidio di Cinzia Pinna a La vita in diretta: ecco le parole della madre dell'imprenditore
A La Vita in diretta si è tornati a trattare il caso di Emanuele Ragnedda, l’imprenditore arrestato con l’accusa di aver assassinato la trentatreenne Cinzia Pinna in quel di Palau, in Sardegna. L’omicida reo confesso si difende dicendo di aver agito per legittima difesa, ma gli inquirenti non sembrano credere alla sua tesi. Nel frattempo Ragnedda avrebbe tentato il suicidio in carcere e, per questo, è stato trasferito in ospedale; dopodiché il suo legale ha presentato richiesta di scarcerazione, in cambio di una misura detentiva più lieve come i domiciliari.
Una richiesta, quest’ultima, che ha fatto andare su tutte le furie la madre dell’imprenditore, che ieri ha parlato nuovamente con i microfoni de La Vita in diretta, spiegando: “L’avvocato di Emanuele ha depositato settimana scorsa una richiesta di scarcerazione per mio figlio e, anche se è un suo diritto, non doveva farlo”. Poi ha aggiunto: “Io non so se sia un diritto per l’imputato, non stiamo parlando di noccioline ma di omicidio”. Quindi ha proseguito: “Volevo andare al funerale di Cinzia Pinna, ma i suoi genitori mi hanno detto di no”.
CINZIA PINNA, LA MAMMA DI RAGNEDDA SULLA BARCA
Infine ha parlato della barca di famiglia, che ieri è stata analizzata nuovamente dagli inquirenti, forse per cercare nuovi indizi: “Mi sembra una cosa abbastanza inutile – ha commentato la madre di Ragnedda – ci siamo stati io, mio marito e amici, ci sono state un sacco di persone, non soltanto Emanuele, quindi stanno cercando che cosa?”. Secondo L’Unione Sarda, però, quella barca potrebbe in realtà raccontare molto.
Le forze dell’ordine stanno infatti analizzando gli spostamenti continui dell’imprenditore vinicolo, nonché le strane uscite in mare, che potrebbero nascondere qualcosa. Secondo chi indaga, Ragnedda avrebbe chiesto a conoscenti di eliminare le prove dell’omicidio, commesso a diverse persone, e adesso sono tutte nel mirino di chi indaga, che vuole cercare di capire cosa sia accaduto. Sembra quindi scontato – ormai – il fatto che Ragnedda abbia ucciso Cinzia Pinna per poi farsi aiutare da diverse persone a cancellare ogni possibile responsabilità.
CINZIA PINNA, COSA CERCANO SULLA BARCA DI RAGNEDDA
A ciò si deve forse il fatto di essere riuscito a farla franca per più di dieci giorni dalla scomparsa della donna. Sull’imbarcazione Nikitai, sotto sequestro e ormeggiata al porto di Cannigione, gli inquirenti stanno cercando le tracce di quelle persone che potrebbero aver aiutato l’imprenditore di Arzachena a liberarsi degli effetti personali della vittima, e non è da escludere che abbiano avuto anche un ruolo più importante nell’omicidio.
Vedremo cosa emergerà da questi nuovi rilievi, ricordando che, al momento, risultano essere indagati la compagna di Ragnedda e un ventiseienne di Milano, entrambi accusati di favoreggiamento, avendo ripulito di fatto la scena del crimine dopo l’omicidio. Nel frattempo, come detto sopra, l’assassino resta rinchiuso nel reparto di psichiatria dell’ospedale carcerario di Sassari, e L’Unione Sarda parla di condizioni fisiche “preoccupanti”.
