Il Governo è vicino all'approvazione della Legge di bilancio, ma non mancano discussioni sull'entità e i contenuti della manovra
Il Governo ha approvato ieri la Legge di bilancio, dopo un lavoro che ha richiesto più tempo del previsto per trovare una quadra sui provvedimenti che accontentasse non solo i partiti della maggioranza, ma anche alcune rappresentanze di categoria, dall’Abi a Confindustria. Il presidente del Consiglio Meloni, in conferenza stampa, ha spiegato che le priorità della manovra da 18,7 miliardi di euro sono: famiglia e natalità, riduzione delle tasse, salari, sostegno alle imprese e sanità.
Ancora non sono noti tutti i dettagli delle misure approvate, ma riguardo il dibattito in corso su di esse Nicola Rossi, Professore ordinario di Economia all’Università di Roma Tor Vergata, ritiene necessaria una premessa.
Di che cosa si tratta?
Si sta parlando tanto di questa Legge di bilancio, ma la discussione cruciale è quella che è stata fatta l’anno scorso per definire il Piano strutturale di bilancio di medio termine. Da quel momento in poi quelle che noi continuiamo a chiamare manovre non sono nient’altro che aggiustamenti per accertarsi che il bilancio pubblico rispetti gli obiettivi condivisi con la Commissione europea. Occorre tenerne conto per evitare dibattiti inutili sull’entità delle risorse in gioco.
Il Governo ha comunque deciso di anticipare il rientro del deficit al 3% del Pil.
La ritengo una scelta del tutto ragionevole per potersi garantire quella maggiore libertà di manovra che l’uscita anticipata dalla procedura d’infrazione Ue porterà con sé. Mi sembra faccia parte della strategia prudente che il Governo sta portando avanti dal suo insediamento e che sta riscontrando successo sui mercati. Credo porterà a un’ulteriore diminuzione dei costi per gli interessi sul debito pubblico.
Il dibattito non è solo sui saldi della manovra e del bilancio pubblico, ma anche sui contenuti della Legge di bilancio, dal taglio dell’Irpef alle misure per le famiglie e le imprese.
Si tratta di scelte politiche. Il grande vantaggio di avere un percorso ben definito entro il quale muoversi è proprio quello di costringere la politica a fare delle scelte e a essere più responsabile. Con una delega fiscale che è stata approvata due anni fa e che è in corso di attuazione, mi sembra ovvio che il Governo abbia deciso di continuare ad attuarla, seppur un passo alla volta. Chi obietta dovrebbe indicare non solo che cosa riterrebbe di dover fare nella situazione attuale, ma eventualmente anche le coperture laddove si tratti di spendere più di quanto previsto.
Nei giorni scorsi Confindustria ha criticato la manovra che si stava delineando e sembra che alla fine sia riuscita a ottenere qualcosa, in particolare il rifinanziamento della “Nuova Sabatini” e della Zes Unica. Cosa ne pensa?

Questo è lo specchio di una concezione della Legge di bilancio come di una borsa da cui ciascuno può cercare di estrarre qualcosa per sé. Credo che sarebbe opportuno cominciare a cambiare ottica. Da questo punto di vista, un sentiero stretto per la finanza pubblica come quello attuale è un bene, perché può aiutare a eliminare il vizio di pensare che il bilancio pubblico sia qualcosa da cui prendere ognuno qualcosa che lo riguarda.
Quale deve diventare l’ottica con cui guardare la Legge di bilancio?
Bisogna cominciare a pensare che non può esserci sempre qualcosa per tutti come negli anni passati, anche perché ancora oggi stiamo pagando il conto di tutta quella spesa. Occorre che ogni Governo, e l’attuale credo lo stia facendo, definisca le sue priorità e si muova di conseguenza. È probabile che questo scontenti qualcuno, ma alla fine il mestiere di ogni ministro dell’Economia è scontentare sempre qualcuno: se non la fa è un problema.
A suo avviso cosa manca nella Legge di bilancio?
Credo che ciò che manca è ciò che non dovrebbe trovare posto in manovra perché non comporta costi per il bilancio dello Stato: un fortissimo abbattimento degli oneri burocratici che pesano non poco su famiglie e imprese. Mi sarei aspettato che Confindustria battesse su questo tasto piuttosto che chiedere manovre poderose. Inoltre, non c’è a mio avviso un’indicazione chiara alle imprese a fare in maniera che siano loro a farsi carico, come dev’essere, di una crescita che per il momento è ancora contenuta.
Come si fa a dare questo tipo di indicazione in una Legge di bilancio?
È una cosa che può riguardare gli allegati alla Legge di bilancio o l’attività quotidiana di una serie di ministeri. Si tratta di inviare messaggi al Paese o attuare cambiamenti normativi privi di costo.
Alla fine il suo giudizio sulla manovra è positivo?
Penso che sia un grande merito di questo Governo aver riportato il bilancio pubblico su un terreno di prudenza e di disciplina, cosa che sta pagando non solo perché vediamo gli oneri per gli interessi sul debito ridursi, ma anche e soprattutto perché viene trasmessa all’interno Paese e al mondo che ci circonda una sensazione di stabilità che non abbiamo conosciuto per molto tempo e che, come ci stiamo accorgendo, è molto importante.
(Lorenzo Torrisi)
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