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Home » Cronaca » Cronaca Nera » ALESSIA PIFFERI/ Niente ergastolo, ecco perché le sentenze reali non seguono quelle in tv

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ALESSIA PIFFERI/ Niente ergastolo, ecco perché le sentenze reali non seguono quelle in tv

Lettera firmata
Pubblicato 8 Novembre 2025
Alessia Pifferi

Alessia Pifferi al processo per l'omicidio della figlia Diana nell'aula del Palazzo di Giustizia a Milano (Foto 2024 ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)

La Corte di appello ha cancellato l’ergastolo inflitto ad Alessia Pifferi, condannata a “soli” 24 anni di reclusione. una decisione che indigna molti

Giustizia è fatta. La Corte di assise di appello ha cancellato l’ergastolo inflitto ad Alessia Pifferi, condannata a “soli” 24 anni di reclusione. Per fare ciò la Corte ha eliminato l’aggravante dei motivi futili e ha concesso le attenuanti generiche che, ritenute equivalenti all’aggravante del rapporto di genitorialità, ha consentito di ridurre la pena, quantificata comunque nel massimo edittale previsto per l’omicidio semplice (cioè non aggravato) che, appunto, è di 24 anni.


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Può sembrare una sentenza di manica larga, ma non è così.

La condanna all’ergastolo imposta dai primi giudici è stata figlia anche del clamore mediatico, che ha voluto creare a tutti i costi il mostro.

Ore e ore di dibattiti televisivi avevano rappresentato la Pifferi come una donna spietata, egoista, malvagia, che aveva anteposto il soddisfacimento dei propri piaceri ai doveri di genitrice lasciando morire di fame la propria figlia.


Delitto di Garlasco a Quarto Grado/ Perizia sul dna di Sempio divide accusa e difesa: dove sta la verità?


Certamente una condotta gravissima quella dell’imputata, anche incomprensibile per una persona “normale”.

Ma il processo ha fatto emergere anche la figura di una donna che aveva avuto una vita assai complessa, a partire da un’infanzia difficile, vissuta in un contesto familiare assai contrastato, aggravata da rilevanti problemi di apprendimento scolastico (era assistita da un insegnante di sostegno). Era poi emerso che anche da adulta la Pifferi aveva un deficit cognitivo diagnosticato fin dall’infanzia, deficit che per i periti di ufficio non era però di tale gravità da compromettere la capacità di intendere e volere.


Delitto di Garlasco/ Fabbri vs Cataliotti: “La perizia sul dna non vale zero, è un dato scientifico”


Alessia Pifferi in aula
Alessia Pifferi in aula (Foto: Morning News)

La donna non si era accorta di essere incinta e aveva partorito in bagno quella bambina che poi ha accudito tra mille difficoltà, anche economiche, per oltre un anno, da sola: il padre della piccola si era infatti volatilizzato.

Incapace – secondo la difesa – di affrontare e gestire la propria nuova responsabilità di genitrice, nessun aiuto ha avuto dalla sorella e dalla madre, che per giunta, durante il processo, si sono rivelate le prime accusatrici della loro congiunta. Neppure i servizi sociali erano intervenuti.

Anche in prigione la detenzione si è rivelata un inferno: come è noto i detenuti non perdonano chi commette reati contro donne e minori. Si prospettava un ergastolo senza il conforto di un parente che l’andasse a visitare e malvoluta da tutte le compagne.

Pifferi ha causato la morte della figlia, ma così facendo ha anche soppresso l’unica persona che amava e da cui poteva essere amata.

Dunque un omicidio orrendo, brutale, il suo, a danno di una bambina di poco più di un anno. Ma posto in essere da una donna fragile, afflitta da mille problemi e incapace di badare a sé stessa e, a maggior ragione, a una figlia.

L’ergastolo, nella prassi giudiziaria, si dà agli omicidi di mafia, o a scopo di rapina, o ai femminicidi ove l’uomo respinto non sa accettare e infierisce sulla donna amata.

Qui il caso è diverso. Questo è un dramma maturato in un contesto sociale di disagio economico e di ignoranza. L’ergastolo sarebbe stato ingiusto. Lo squallido mondo dei processi in tv, quindi, si rassegni e  lasci che i processi – quelli veri – si facciano in tribunale.

(Lettera firmata)

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