La campagna delle Tende di AVSI ha risvegliato l’attenzione al tema dello sviluppo e della povertà, ultimamente trascurato dai media e dall’opinione pubblica per far spazio alla crisi finanziaria.
Gli economisti hanno a lungo dibattuto su quale sia l’approccio più efficace per aiutare i paesi poveri a crescere e a uscire dallo stato di notevole sottosviluppo a cui sembrano da anni condannati. In questo dibattito si sono contrapposte due posizioni. Da una parte c’è la posizione di persone come Jeffrey Sachs, della Columbia University, che ritengono che i paesi più poveri necessitino di una serie di aiuti e di piani più o meno grandiosi che mobilitino le risorse necessarie per intraprendere una serie di riforme e di iniziative. Esse vanno dalla lotta alla malaria, all’aids e alle altre malattie, al miglioramento del sistema educativo, alle riforme istituzionali ecc. Questo approccio potrebbe essere definito come top down dato che le risorse e le iniziative partono dall’alto, messe a disposizione e in pratica dai generosi donors internazionali: i paesi avanzati e le istituzioni multilaterali (Nazioni Unite, Banca Mondiale ecc.)