Ieri è stata annunciata una nuova partnership strategica fra Intesa Sanpaolo e Confindustria che merita attenzione
L’alleanza annunciata ieri da Intesa Sanpaolo e Confindustria sembra meritevole di attenzione al di là dell’iniziativa in sé, dei suoi protagonisti e delle cifre messe in campo (200 miliardi in tutto, destinati “alla crescita delle imprese”). Le guidelines strategiche paiono proporsi come esemplari di una nuova stagione in cui tutti i player dell’economia (nel caso specifico un grande polo bancario e l’hub associativo della seconda manifattura dell’Ue) si mostrano proattivi: accelerano “in squadra” con il Governo, con le altre parti sociali e gli altri partecipanti all’Azienda-Italia, a loro volta impegnati sui rispettivi fronti. E questo avviene nei primi giorni di un anno che si profila – certamente negli auspici di tutti – come il primo di “dopoguerra”, ormai a cinque anni dallo scoppio della pandemia, seguita da una grave crisi geopolitica.
Il format della partnership – presentata ieri dal Ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina e dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini – si articola in direttrici importanti come la Transizione 5.0, l’avvento dell’Intelligenza artificiale e le bioscienze. Il mix echeggia gli orizzonti già consolidati nel Pnrr e quindi proiettati dal Rapporto Draghi alla Commissione von der Leyen-2 ai blocchi di partenza; ma risente indubbiamente degli sviluppi di un’attualità magmatica, in cui l’intero Occidente (sia negli Usa sia nell’Ue) riscopre il valore della rilocalizzazione dei grandi investimenti pubblici e privati (emblematico il “Chips Act” statunitense). Un’ulteriore dimensione ri-emergente è quella sociale: nessuna politica economica può più dirsi veramente compiuta se non crea valori sussidiari oltre le sfere della produzione, della finanza, dell’innovazione tecnologica e della tutela ambientale. Non per caso fra i key-point della nuova alleanza fra Intesa e Confindustria compare, quindi, il potenziamento dell'”abitare sostenibile”, cioè del social housing utile anzitutto alla mobilità degli studenti e dei lavoratori junior.
Se Messina ha esplicitamente indicato l’obiettivo dell’alleanza nell'”accompagnare il tessuto imprenditoriale del Paese nel realizzare obiettivi di crescita e competitività”, Orsini ha prospettato un “metodo di lavoro partecipato e inclusivo”, con il fine di “puntare al rilancio degli investimenti, coinvolgendo tutti gli attori economici”. Un doppio appello che – a differenza di molti passaggi politico-economici di un passato anche recente – appare scevro di tonalità polemiche. Sembra invece inscriversi in un momento del sistema-Paese caratterizzato da una stabilità sia politica che economica. Una condizione favorevole che invece sia Francia che Germania paiono aver perduto: agendo in questa fase da veri fattori di freno per il debutto della nuova Commissione di Bruxelles. Che invece sta trovando proprio nell’Italia un cruciale Paese-appoggio.
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