Mettersi in ascolto della montagna

In questa estate 2025 la montagna è preferita al mare. L’ambiente alpino è al centro di una nuova scoperta, perché risponde ad una domanda di “essere”

Se il mare, come meta di vacanza, stando ai primi dati in questa estate 2025 non se la passa bene, per la montagna sta accadendo l’opposto. “Gente ovunque, sentieri strapieni”, ha detto Maurizio Dallantonio, capo del Soccorso alpino nazionale. “È iniziato a metà giugno, con la fine delle scuole: mentre a valle non si respirava, qui su faceva bel tempo”.



Una buona notizia con inevitabili risvolti riprovevoli, come accade in Val Gardena da qualche mese alla funivia che porta davanti al Seceda, presa d’assalto da escursionisti equipaggiati molto alla buona che salgono per un selfie davanti ad un paesaggio reso virale dai social. Si vedono droni in azione e selve di selfie stick, tutto per la foto perfetta.



La situazione ad un certo punto è parsa talmente fuori controllo che i gestori dei masi hanno voluto mettere un tornello a pagamento per impedire l’assalto ai prati. È un caso estremo ma emblematico di un approccio superficiale e poco rispettoso purtroppo sempre più frequente nei percorsi di montagna, e che ha un riscontro drammatico, quando le difficoltà aumentano, nel picco di incidenti – troppe volte anche mortali – di questa estate 2025, come documentato dallo stesso presidente del Soccorso alpino.

Non vogliamo qui tirare la morale: lasciamo il compito a chi ne ha autorità e le competenze (a cui quasi sempre s’aggiunge la sincera passione: cosa così rara nella società in cui viviamo).



Il punto è che la montagna è soprattutto una meravigliosa opportunità offertaci dal buon Dio: una scuola di vita, si diceva un tempo. Oggi ancor di più è modello di un mondo ancora possibile che tutti in cuor nostro desideriamo. Però bisogna saperla ascoltare. “La montagna non si conquista, si ascolta. Ci si avvicina con passo lento, senza fretta, con rispetto. Non è un bene da consumare, ma un luogo da comprendere”, si legge sul portale del Club alpino italiano.

La parete nordovest della Civetta (foto da Wikipedia)

Da qualche tempo chi frequenta l’autostrada Milano-Bergamo, in prossimità della città orobica, sul lunghissimo muro che delimita l’insediamento industriale del Kilometro rosso, vede campeggiare una grande scritta: “Pensare come la montagna”. È il titolo di un progetto espositivo diffuso di lunga durata (due anni) promosso dalla Galleria di arte contemporanea bergamasca (Gamec) e dal suo innovativo direttore, Lorenzo Giusti.

Sono stati coinvolti tanti artisti, ma con processi di ascolto e partecipazione delle comunità che vivono le montagne. “Privilegiamo un cammino insieme, invece di uno sfrecciare veloce”, ha spiegato il direttore. “Incontriamo le comunità – amministrazioni, aziende, associazioni, scuole, volontari – per capire le esigenze che possono diventare un progetto reale, come la riqualificazione di un luogo, di un’architettura o di un sapere”.

Azione emblematica di questo percorso è la ricostruzione dello storico Bivacco Aldo Frattini a Valbondione, situato a circa 2.300 metri lungo la meravigliosa Alta Via delle Orobie Bergamasche in Valle Seriana. Il nuovo bivacco è immaginato come una “sede” del museo in alta quota, che per la sua posizione e per la sua forma (il design richiama una tenda alpina) si propone come luogo di sosta e protezione. Sempre aperto, costituirà un’esperienza estetica unica.

“Pensare come la montagna” è però uno slogan da tenere bene in mente, anche al di là di questa operazione culturale che ha saputo coniugare qualità, creatività e partecipazione.

Questo slogan ci dice che la montagna (bello che sia stato usato il singolare, più personale, e non il plurale come si trattasse di una categoria) oggi è realtà viva capace di elaborare e offrire un pensiero che è un’ipotesi praticabile di un modo diverso di concepire la nostra vita.

Nella quotidianità della montagna, nei suoi ritmi pazienti, nella sua capacità di armonizzare persona e natura, c’è la possibilità concreta di un respiro diverso. La montagna è scuola di uno stile parsimonioso e per questo sensibile al futuro. E non certo da ultimo, la montagna chiama ad alzare lo sguardo, a guardare oltre e anche nel profondo. Come diceva don Giussani, suggerisce “il rinnovarsi della domanda sull’essere, sull’ordine, sulla bontà del reale”. Impariamo ad ascoltare la montagna.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI


Ti potrebbe interessare anche

Ultime notizie di Energia e ambiente

Ultime notizie

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.