L’Istituto teologico ortodosso San Sergio di Radonež, fondato a Parigi cento anni fa, cambiò la teologia ortodossa e fu un ponte tra oriente e occidente

Nel 1925 a Parigi venne inaugurato l’Istituto teologico ortodosso dedicato a Sergio di Radonež, il santo più prestigioso ed amato in Russia. In quel grande Paese all’inizio del secolo ci fu un’autentica rinascita religiosa, preparata in particolare dalle riflessioni di Vladimir Solov’ev, che con le sue opere fece rinascere la dimensione religiosa in quanti si opponevano  ad una visione marxista della vita.



L’Istituto fu opera dei migliori intellettuali che lasciarono la Russia ed emigrarono in Occidente a causa della Rivoluzione bolscevica. A Parigi si incontrarono e lavorarono insieme insigni esponenti del pensiero ortodosso del Novecento come Sergej Bulgakov, Anton Kartasev, Vasilij Zenkovskij, Georgij Fedotov, Georgij Florovskij.



Quest’ultimo poi fu maestro di eminenti figure che svilupparono nella seconda metà del secolo il suo pensiero, come Sofronio Archimandrita, Vladimir Losskij, Aleksandr Šmeman, Boris Bobrinskij, John Meyendorff, John Romanides, Ioannis Zizioulas e Kallistos Ware. Alcuni di loro arrivarono dopo lunghi viaggi da Berlino, Belgrado o Praga, inseguendo un sogno di rinascita spirituale.

L’Istituto, nato per così dire all’interno dell’intelligencija russa, ebbe originariamente lo scopo di essere il punto di riferimento teologico e spirituale di tutti gli ambienti dell’emigrazione. Ben presto, per felice concorso di cause, si trovò a gestire il grande rinnovamento della teologia ortodossa russa che provocò un sensibile rinnovamento teologico in tutti i territori ortodossi.



Fu una fucina di pensiero, un laboratorio ecclesiale, un ponte tra Oriente e Occidente. Divenne una piccola accademia dell’esilio che nei suoi anni d’oro prebellici ottenne dalla grande Chiesa di Costantinopoli il diritto di conferire gradi accademici in teologia.

Assieme all’Istituto di San Vladimiro a New York, contribuì a estendere la conoscenza dell’ortodossia in Occidente come forse non era mai accaduto in passato. Perciò oltre che nei territori di tradizione ortodossa fece sentire la sua influenza negli ambienti teologici europei particolarmente aperti all’ecumenismo.

Il primo contributo originale venne offerto nell’ambito della patristica. Il lavoro di studiosi e teologi come Émile Mersch, Jean Daniélou, Yves Congar, Henri De Lubac, i benedettini di Chevetogne, in campo patristico ed ecclesiologico, e altri nel campo della liturgia antica e della storia della Chiesa, hanno consentito ai moderni teologi ortodossi di risalire alle proprie fonti.

Usufruendo di questi studi della cristianità occidentale, particolarmente fecondo fu il ritorno ai Padri proposto da Florovskij. Non fu semplicemente un ritorno al passato che raccoglie e ripete i testi patristici. Venne rivalutata anche l’esperienza monastica ed ascetica. Gli scritti dello pseudo-Dionigi l’Areopagita, Giovanni Climaco, Massimo il Confessore, Simeone il Nuovo Teologo ed altri, fino ad allora rimasti quasi sconosciuti nei manuali di dogmatica di derivazione “accademica”, sono diventati in seguito a questo nuovo clima spirituale fondamento della maggior parte della teologia ortodossa, come dimostra l’opera classica di Vladimir Losskij, Théologie mystique de l’Église d’Orient, 1944).

Nello stesso tempo la Filocalia e i Detti dei Padri del deserto attirarono sulla teologia ortodossa un’attenzione senza precedenti. Per la prima volta dopo l’età dell’iconoclastia (sec. VIII-IX), sulle tracce di Giovanni Damasceno, Teodoro Studita e Niceforo di Costantinopoli fu approfondita la dimensione teologica dell’icona (Contemplazione nei colori, l’aveva definita Evgenij Trubeckoij) e contestualmente acquistò una nuova dignità teologica l’immensa produzione della poesia liturgica.

Oltre a queste prospettive, sotto l’impulso delle ricerche effettuate a San Sergio numerosi furono i temi ai quali ancora nel nostro tempo la teologia ortodossa sta dando un suo peculiare contributo.

Innanzitutto ha cominciato ad assumere nuova importanza la pneumatologia, cioè la teologia che concerne lo Spirito Santo, partendo dagli scritti di Basilio di Cesarea, Gregorio di Nissa, Gregorio di Nazianzo (i cappadoci). Questa offre il suo peculiare contributo mostrando che la teologia occidentale è eccessivamente cristocentrica, anzi cristomonistica nelle sue formulazioni. Lo sviluppo di questa teologia risulta particolarmente importante per l’elaborazione dell’ecclesiologia, la quale, benché assente in modo esplicito dagli scritti dei Padri, cominciò ad essere sentita come dipendente dalla teologia trinitaria.

Si tenga presente infine che l’Istituto San Sergio dal 1953 organizza annualmente una “Settimana di studi liturgici” alla quale partecipano numerosi specialisti appartenenti alle diverse confessioni cristiane.

Questa pur breve descrizione della sua attività teologica è comunque sufficiente a mostrare la sua estrema importanza nello sviluppo della teologia cristiana del secolo XX e del movimento ecumenico.

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