Dopo che solo l’8 aprile scorso il n.1 dell’Anci (il sindaco di Bari Antonio Decaro) aveva abbandonato la Conferenza Unificata Comuni-Governo, torna forte la richiesta dei territori per il Premier Conte di intervenire subito con il Decreto Aprile per maggiori fondi dato che è forte rischio l’economia reale di molte provincie: a favore delle prime richieste di Decaro arriva oggi un nuovo appello firmato questa volta da 500 sindaci da tutta Italia per chiedere 5 miliardi di euro nel prossimo Dl Aprile oltre al conferimento ai Comuni di maggiori poteri per velocizzare le opere più importanti e la riapertura dei cantieri. «La fase due è alle porte, e per i primi cittadini l’urgenza è riuscire a dare immediata risposta alle necessità dei cittadini, realizzando tra l’altro uno snellimento ed una sburocratizzazione di tutti i procedimenti amministrativi», spiega la nota dei 500 sindaci in aperto scontro con il Governo Conte per le misure finora destinati ai Comuni nel Decreto Cura Italia. Non solo, la richiesta partorita dai 500 sindaci dopo lo scontro prima di Pasqua tra Decaro e Conte prevede un piano ben strutturato di rientro delle risorse da approntare al più presto con il prossimo Decreto in agenda.
L’APPELLO DEI SINDACI E LO SCONTRO IN LOMBARDIA
«Fondo speciale per i Comuni di almeno 5 miliardi e un fondo straordinario per i Comuni a vocazione turistica; la riduzione del fondo di svalutazione crediti ad almeno del 30%; la possibilità di utilizzare l’avanzo di bilancio vincolato; farsi promotori presso la Bei e la Cassa Depositi e Prestiti per la sospensione delle rate dei mutui per il 2020»: la ricetta dei 500 sindaci dell’Anci che hanno firmato l’appello inviato al Governo è molto dettagliata e prevede anche la possibilità chiesto che i Comuni possano contrarre mutui anche aumentando «la loro capacità di indebitamento, per attivare e mantenere servizi legati all’emergenza Coronavirus o comunque essenziali ai fini della coesione sociale e della ripresa delle attività locali, e/o anche attraverso trasferimenti di risorse dallo Stato ai Comuni dietro idonee garanzie». Da ultimo, i sindaci chiedono una profonda e totale procedura di snellimento della burocrazia che ancora affligge il nostro Paese.
Sempre appello e sempre dai sindaci, questa volta della Lombardia, si affaccia quest’oggi nella polemica politica: il primo cittadino di Milano Beppe Sala assieme ad altri 100 sindaci della Città Metropolitana hanno inviata una lettera al direttore generale dell’Ats di Milano Walter Bergamaschi e all’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera per chiedere interventi e chiarimenti circa la gestione dei tamponi coronavirus sul territorio: «La riammissione di tutte le persone messe in quarantena è basata su un criterio assolutamente generico e soprattutto la ripresa dell’attività lavorativa, avvenendo senza una verifica, espone a un reale pericolo di contagio, non soltanto in ambiente sanitario, con la possibilità di un secondo picco epidemico», scrive la missiva con la firma di Sala e di alcuni altri sindaci della provincia.