Con gli ultimi tre episodi apparsi venerdì su Sky Atlantic (e ora disponibili su NowTv) si è conclusa la terza e ultima stagione di A discovery of witches – Il manoscritto delle streghe, serie tv britannica che sta raccogliendo un discreto successo, soprattutto dopo aver superato un’iniziale diffidenza. Merito degli attori, molto bravi, delle location scelte, ma anche di un approccio nuovo e originale al tema fantasy.
Come rivela lo stesso titolo, la storia si sviluppa intorno al ritrovamento nella Bodleian Library di Oxford del “libro della vita” da parte di una ricercatrice, Diana Bishop, che non ha mai accettato l’idea di essere in realtà una strega con superpoteri. Soprattutto Diana non sa di essere osservata molto da vicino dai vertici della “congregazione”, l’organo di governo delle “creature”, che comanda su vampiri, demoni e per l’appunto, streghe. Al libro mancano tre pagine per essere decifrato e la storia inizia appunto con la ricerca da parte di Diana di quello che sembra essere andato perduto o, come scoprirà più tardi, volutamente nascosto.
Fin qui nulla di nuovo. E forse anche per questo motivo dopo la prima stagione A Discovery of Witches è stata catalogata tra le serie di minor successo. Poi nella seconda stagione il racconto ha preso una piega più originale e ha lasciato intravedere una trama più articolata e vicina alla realtà, conquistando molto più pubblico. In particolare nel racconto ha preso il sopravvento la romantica storia di amore tra Diana e Matthew, un affascinante vampiro, erede della potente famiglia Clairmont con base nel favoloso castello francese di Sept-Tours. Ma il loro amore è contrastato: il matrimonio tra una strega e un vampiro è proibito, così come è considerato un pericolo che la coppia possa mettere al mondo dei figli. La loro relazione ha l’effetto di una dichiarazione di guerra nei confronti dell’anima ortodossa della Congregazione.
Nella terza stagione le forze che si battono per il cambiamento – guidate da Diana e Matthew – troveranno nel “libro della vita” gli argomenti decisivi per sconfiggere i loro potenti nemici e affermare il principio che solo l’incrocio tra le stesse creature può garantire la loro sopravvivenza. Metafora che calza perfettamente anche ai conflitti che dominano questa fase dell’evoluzione dello stesso genere umano.
Dicevamo dei protagonisti. Diana Bishop è interpretata dall’attrice australiana Teresa Palmer, mentre nel ruolo di Matthew Clairmont troviamo Matthew Goode (Match Point, The Good Wife, Downton Abbey, The Crown). Significative anche le presenze di alcuni attori caratteristi come Owen Teale (Trono di Spade) nei panni del perfido Peter Nox, Alex Kingston (E.R medici in prima linea) che interpreta Sarah, la zia di Diana, e l’attrice scozzese Lindsay Duncan, nel ruolo di Ysabeau de Clermont.
Ben scelte le location. Oltre a quelle girate nel castello di Sept-Tours in Francia e a Oxford, sono molto belle le scene riprese a Venezia, sede della Congregazione, e quelle in una New Orleans crepuscolare, dove Matthew ha qualcosa da farsi perdonare per il suo passato. Senza contare i numerosi effetti speciali e il gioco di luci con cui si realizzano magie e incantesimi. La serie è tratta dalla Trilogia delle Anime della scrittrice americana Deborah Harkness, professoressa di storia europea e di storia delle scienze in California, che ha preso parte alla trasposizione televisiva delle sue opere in qualità di produttore esecutivo.
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