AL-JOLANI, PARLA IL LEADER DEI RIBELLI IN SIRIA
Si dichiara moderato e annuncia di essere cambiato, ma è difficile per Abu Mohammad al-Jolani spazzare via i timori dell’Occidente, soprattutto quando sei considerato un terrorista, hai giurato fedeltà ad Al Qaeda (contro cui ha poi combattuto), hai parlato da jihadista e sei il leader di al-Nusra, gruppo fondamentalista che combatte in Siria. Infatti, dal 2013 è ricercato dagli Usa come terrorista e su di lui pende ancora una taglia da 10 milioni di dollari.
Ma la storia è fatta anche di clamorose giravolte, infatti si apprende ora che gli Usa starebbero tenendo d’occhio Hay’at Tahrir al-Sham, il gruppo di cui al-Jolani è il capo e che ha travolto il regime di Bashar al-Assad con la sua offensiva in Siria. La recente intervista alla CNN Arabic rappresenta, dunque, il tentativo di riposizionarsi: vuole far colpo sugli americani, ma già lo Turchia lo starebbe monitorando.
Ahmad Husayn al-Shar’a, questo il vero nome di al-Jolani, dopo aver attraverso la parabola del jihadismo, vuole ottenere consenso all’interno della Siria e all’estero, proponendo un cambio di leadership e aprendo al rispetto delle minoranze, come quelle cristiane, armene e druse. “A 20 anni pensi in un modo, a 40 cambi, è umano“, ha dichiarato nel tentativo di rassicurare le potenze straniere. L’obiettivo è lanciare un nuovo esperimento di governo islamico, che altrove è degenerato però in dittatura.
AL-JOLANI, IL TERRORISTA CHE STRIZZA L’OCCHIO ALL’OCCIDENTE
Nell’intervista alla CNN Arabic, comunque, ha illustrato il suo punto di vista sul regime siriano, il futuro della Siria e la sua visione di governo. Ha evidenziato che l’obiettivo finale della rivoluzione è stato quello di rovesciare il regime, che “è morto“. Inoltre, ha espresso la speranza di una rapida risoluzione della guerra, in modo che la Siria possa concentrarsi sulla ricostruzione. Ha sottolineato l’importanza della costruzione delle istituzioni e promesso protezione alle minoranze.
In merito alle preoccupazioni relative al regime islamico, Al-Jolani ha dichiarato che questi timori derivano da interpretazioni errate: ha chiarito che l’HTS non sarà autocratico, ma creerà un sistema governato da leggi scelte dal popolo, attraverso organi come il consiglio consultivo e la shura. Ha anche preso le distanze dai suoi precedenti legami con al-Qaeda e Isis, respingendo la designazione dell’HTS come organizzazione terroristica e affermando di essersi distaccato dalle loro tattiche brutali. Infine, ha affermato che la Siria deve impegnarsi in un dialogo nazionale, libero da influenze straniere.
La stessa scelta della CNN è un chiaro segnale all’Occidente, non a caso il presidente americano Joe Biden ha fatto sapere di aver “sentito Jolani dire cose giuste“, precisando che le azioni del leader ribelle, piuttosto che le sue parole, definiranno in ultima analisi il suo futuro. Di sicuro, al-Jolani ha dimostrato di comprendere il panorama geopolitico e gli attori chiave che possono sostenere o contrastare il suo progetto, infatti in un successivo discorso dalla moschea degli Omayyadi a Damasco, una delle più antiche al mondo, si è smarcato dall’Iran, annunciando che la sua influenza in Siria è giunta al termine.
We remain committed to bringing leading AQS figures in HTS to justice. #Syria pic.twitter.com/R8evqffWum
— U.S. Embassy Syria (@USEmbassySyria) May 15, 2017