Chi ha rapito e ucciso Aldo Moro: la realtà processualmente ricostruita che punta sulle Brigate Rosse e tutte le testi alternative mai confermate
In occasione della messa in onda odierna del film “Buongiorno, notte“, vale la pena tornare a parlare del famosissimo caso del rapimento e assassinio di Aldo Moro, lo storico leader della Democrazia Cristiana che fu punito per aver concluso un accordo che avrebbe portato per la prima volta il Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer all’interno della maggioranza di governo, al fianco della stessa DC con la guida di Giulio Andreotti.
Seppur questo articolo sia incentrato attorno ai responsabili del rapimento e dell’uccisione, è certamente utile fare un passo indietro per ricordare brevemente cosa successe ad Aldo Moro: la mattina del 16 marzo del 1978 in cui si sarebbe votata la fiducia al “compromesso storico”, infatti, lo statista democristiano fu rapito all’altezza di via Mario Fani da un comando armato che uccise la sua scorta e condusse lo statista in quella poi rinominata “prigione del popolo“.
Per Aldo Moro si aprirono 55 giorni di terrore nel corso dei quali lo stato decise di seguire la dura linea di evitare trattative con i terroristi: lo statista fu ucciso il successivo 9 maggio e fatto ritrovare nel bagagliaio di una Renault 4 rossa parcheggiata poco distante dalle sedi romane della DC e del PCI, dichiarando ufficialmente chiuso il “processo” che fu messo in piedi dai suoi rapitori i cui obbiettivi non furono mai effettivamente chiariti.
Chi rapì e uccise Aldo Moro: la verità processuale e tutte le numerose tesi alternative
Di fatto, la realtà dietro alla morte di Aldo Moro è una sola, inequivocabilmente ricostruita nei lunghi processi che seguirono al ritrovamento del corpo: il rapimento, infatti, fu immediatamente rivendicato dalle Brigate Rosse che in quel periodo – nel pieno dei cosiddetti “anni di piombo” – cercavano di destabilizzare l’ordine democratico dello stato e che più volte cercarono una mediazione con gli apparati governativi, restii – come dicevamo prima – fino alla fine alla collaborazione.
I condannati per la morte di Aldo Moro furono parecchi, a partire da quel Mario Moretti che era considerato una sorta di leader delle Brigate e che partecipò attivamente al rapimento e uccise personalmente lo statista; passando poi per Prospero Gallinari, Germano Maccari e Anna Laura Braghetti che furono i carcerieri di Aldo Modo, per Valerio Morucci, Franco Bonisoli e Raffaele Fiore che uccisero la scorta dello statista: complessivamente i responsabili furono 15, tutti coinvolti a vario titolo e tutti appartenenti alle BR.

D’altra parte, nel corso degli anni sono state tantissime le tesi alternative – mai confermate da alcun processo – sul rapimento e l’omicidio di Aldo Moro: c’è chi ipotizzò una collaborazione da parte degli servizi segreti deviati assieme alla loggia P2, da parte degli USA (restii ad aprire le porte al Partito Comunista che avrebbe legittimato in qualche modo l’URSS), delle mafie, del KGB e addirittura di Israele; mentre per i giudici non ci sarebbe alcun dubbio concreto delle responsabilità univocamente in mano alle Brigate Rosse.
