Una novità si innesta nelle cronache del processo a carico di Alessia Pifferi, la 38enne accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi, Diana, abbandonandola per una settimana per stare con il compagno. Il corpo della bimba fu trovato su un lettino da campeggio nell’appartamento dell’imputata a Milano, il 20 luglio 2022, e la donna confessò di essere consapevole dei rischi correlati alla sua condotta affermando di aver già lasciato la piccola da sola in altre occasioni e per un tempo più o meno prolungato. Ora rischia l’ergastolo, ma nello spettro dell’inchiesta si affaccia anche un procedimento parallelo che vedrebbe un vicino di casa indagato per l’ipotesi di favoreggiamento della prostituzione.
La notizia, riporta Il Corriere della Sera, è emersa durante l’udienza del 3 luglio scorso davanti alla Corte d’Assise di Milano quando l’uomo, chiamato in aula in veste di testimone indagato, si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Secondo quanto appreso, l’uomo sarebbe sospettato di aver aiutato Alessia Pifferi a trovare uomini da incontrare nel contesto di rapporti intimi a pagamento, di fatto supportandola nella ricerca di potenziali “clienti”. A margine dell’udienza, l’uomo avrebbe dichiarato di essere stato uno dei primi ad entrare nella casa di Alessia Pifferi dopo la scoperta del cadavere della bambina.
Alessia Pifferi a processo, il racconto di una vicina
La prossima udienza del processo a carico di Alessia Pifferi sarebbe fissata per il 19 settembre. Attesi in aula gli ultimi testimoni e l’esame dell’imputata, assistita dall’avvocato Alessia Pontenani dopo la decisione della donna di cambiare legali e quindi linea di difesa. Nell’udienza che si è tenuta poche ore fa, una vicina della 38enne avrebbe fornito un racconto relativo alla presunta reazione di Alessia Pifferi al momento del ritrovamento del corpo senza vita della bimba: “Era più preoccupata per se stessa che per il corpicino esanime della bambina, ripeteva che non era una criminale, che era una brava mamma e che non aveva fatto niente. Quando sono arrivati i poliziotti l’ho vista più preoccupata perché ha iniziato a temere di essere arrestata“.
Si tratta di una descrizione che si somma a quanto già portato all’attenzione degli inquirenti da altre persone che sarebbero state a conoscenza delle abitudini della donna, come quella di spostarsi in limousine per i suoi appuntamenti romantici, dietro un importante esborso di denaro, lasciando la figlia da sola all’interno dell’appartamento. Gli agenti che per primi sarebbero intervenuti sul posto avrebbero descritto inoltre la presenza di due valigie con dentro almeno 30 abiti da sera, il frigo completamente sprovvisto di alimenti per la bimba e pannolini sporchi sparsi per la casa.