Ambasciatore Israele in Vaticano: bene Papa Francesco su diritto a difendersi/ “Pace dopo eliminazione Hamas”

- Niccolò Magnani

Il dialogo tra il Vaticano e Israele riparte dopo le parole di Papa Francesco e del cardinale Parolin: l'ambasciatore Schutz apprezza il Santo Padre “su ostaggi e diritto a difendersi"

Ambasciatore Israele in Vaticano Vaticano, l'ambasciatore d'Israele Raphael Schutz con Papa Francesco (LaPresse)

ISRAELE-VATICANO, SI RIAPRE IL DIALOGO: L’APPREZZAMENTO DELL’AMBASCIATORE PER LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO

L’ambasciatore di Israele in Vaticano apprezza decisamente le ultime dichiarazioni di Papa Francesco e del cardinale Parolin in merito alle violente e gravi escalation di guerra con Hamas in Medio Oriente, riaprendo quel dialogo “raffreddato” negli scorsi giorni dopo la durissima critica del Ministro degli Esteri di Tel Aviv, Eli Cohen. Intervistato da “Avvenire”, l’ambasciatore Raphael Schutz ringrazia la Santa Sede per la continua vicinanza e attenzione nelle emergenze che stanno attanagliando la popolazione dallo scorso 7 ottobre.

Dopo la visita del Segretario di Stato Parolin presso l’ambasciata di Israele, Schutz dice di aver molto apprezzato la netta condanna lanciata contro Hamas, così come è stato molto gradito l’intervento di Papa Francesco nelle ultime Udienze Generale in Vaticano: in particolare ha apprezzato «quando ha ribadito che Israele “ha diritto a difendersi” e ha chiesto l’immediata liberazione degli ostaggi». L’ambasciatore ha poi gradito la disponibilità data dal Patriarca di Gerusalemme, cardinale Pizzaballa, di offrirsi addirittura come scambio al posto dei bambini rapiti dalle cellule islamiste palestinesi.

AMBASCIATORE SCHUTZ: “CHIEDIAMO PIÙ COMPRENSIONE ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE”

Per l’ambasciatore in Vaticano non è solo la Santa Sede ad essersi schierata subito dalla parte di Israele – in realtà Papa Francesco non manca mai di ricordare le vittime civili innocenti che soccombono sotto i raid su Gaza, ndr – ma anche i leader occidentali come Biden, Meloni, Macron e Scholz vengono apprezzati da Tel Aviv per la loro vicinanza e solidarietà dopo gli attacchi. Quello che invece l’ambasciatore Schutz non riesce a comprendere è la mancanza di empatia e aiuti dall’intera comunità internazionale.

«Notiamo che la parola chiave in diversi interventi rimane sempre e solo Gaza. Non vengono mai citate le cittadine e i villaggi israeliani in cui la maggior parte degli abitanti sono stati uccisi o rapiti, così come non viene menzionata la crisi umanitaria che Israele sta attraversando», nota con critica il diplomatico israeliano. Addolora Schutz anche il fatto che davanti agli attacchi missilistici da nord e da sud contro Israele parte dell’ONU sembra non “vederli”: «Quello che auspichiamo è una maggiore comprensione. Il nostro obiettivo è eradicare la presenza militare di Hamas nella striscia di Gaza. Per questo ci vorrà tempo. Il che vuol dire che, a nostro modo di vedere, non è ora il momento di parlare di “de escalation” o di pace». Secondo l’ambasciatore di Israele in Santa Sede la pace in Medio Oriente sarà possibile «solo quando il male», cioè Hamas, «verrà eradicato». Nessuno infatti, provoca Schutz, nel 1945 ha parlato di una “de-escalation” o di pace in Europa: «Hamas è come Hitler, vuole sterminare tutti gli ebrei e, per raggiungere i suoi obiettivi, sacrifica anche i suoi civili usandoli come scudi umani». In questo contesto, l’ambasciata d’Israele a Roma vede nell’interlocuzione con il Vaticano un dialogo costante, fluido e proficuo.





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