Il delitto di Cogne protagonista di "Il caso": cosa s'intende con amnesia dissociativa e red out e perché se ne parlò per Annamaria Franzoni

Tra i più crudi e discussi casi di cronaca nera italiana, il delitto di Cogne – protagonista oggi, mercoledì 23 luglio 2025, della trasmissione “Il caso” – è collettivamente associato alla figura di Annamaria Franzoni e ai concetti di “amnesia dissociativa” e “red out”: proprio questi due, infatti, sono stati più volte utilizzati dalla difesa dell’unica indagata per il delitto per tentare di dare una spiegazione a un fatto altrimenti inspiegabile e difficile da digerire, specialmente per l’opinione pubblica.



Prima di arrivare alle due tesi a cui facevamo riferimento poco fa, vale la pena soffermarci un attimo sul delitto di Cogne, tornando al 30 gennaio del 2002 quando Annamaria Franzoni chiamò il 118 raccontando che il figlio Samuel di appena 3 anni stava vomitando sangue: all’arrivo dei soccorsi la situazione apparve ben più grave di quanto la donna avesse raccontato, con il piccolo Samuel che presentava una profonda ferita alla testa (si disse che il cervello usciva dal cranio) ed era già in fin di vita.



Stando alle prime ricostruzioni sul delitto di Cogne, la stessa Annamaria Franzoni raccontò di essere uscita di casa per appena otto minuti per accompagnare l’altro figlio a prendere il bus scolastico e – al suo ritorno – trovò Samuel in quelle condizioni: le analisi sulla scena, però, confermarono l’assenza di tracce di persone terze e l’attenzione passò presto sulla stessa Franzoni; mentre quest’ultima ancora oggi si professa del tutto innocente.

Cosa sono l’amnesia dissociativa e il red out: cosa c’entrano con il delitto i Cogne e Annamaria Franzoni

Nel corso dei processi a carico di Annamaria Franzoni furono richieste ed effettuate diverse perizie psichiatriche ed è il quel momento che si iniziò a parlare di “amnesia dissociativa“: tutti i periti che analizzarono la donna, infatti, confermarono che il suo racconto su quella mattina fosse del tutto veritiero o (quanto meno) corrispondente a quello che ricordava lucidamente e l’ipotesi più accreditata fu proprio quella dell’amnesia.



Delitto di Cogne: Annamaria Franzoni (Foto: web)

L’amnesia dissociativa, infatti, è una condizione che interviene in occasione di un forte trauma psicologico (come, appunto, l’omicidio del proprio figlio) e causa l’eliminazione dei ricordi legati a quel momento traumatico con il soggetto che entra in una sorta di stato dissociativo nel quale non ha un reale potere decisionale sulle sue azioni; specialmente – come si disse su Cogne – se unito a un episodio di “red out” dovuto a un momento di forte rabbia o stress.

Nel caso specifico di Annamaria Franzoni si tratta, però, solamente di ipotesi che la pubblica accusa ha sempre duramente respinto, ritenendole un modo per deresponsabilizzare la donna: a crederci furono, invece, i giudici della Corte d’Appello di Torino e della Cassazione che tra il 2007 e il 2008 ridussero la pena a carico della Fanzoni dagli iniziali 30 anni di reclusione, a 16, riconoscendo l’attenuante della “seminfermità mentale”.