Antonella Boralevi è stata protagonista di una rivoluzione televisiva. Nel 1994 ha inventato un talk show nel quale gli uomini potevano confessarsi nei loro sentimenti più intimi. “Si chiamava Uomini, su Rai2. E trenta anni fa gli uomini non parlavano quasi mai dei propri sentimenti più intimi. Era considerata una cosa troppo femminile”, rivela al Corriere. “In una puntata Luciano Pavarotti mi raccontò che non voleva più stare con sua moglie, in un’altra Maurizio Costanzo mi disse che avrebbe voluto un figlio da Maria De Filippi… e lo disse prima a me che a lei. Se faccio la scrittrice è perché credo negli altri, nei sentimenti degli altri. È quello che voglio raccontare”.
L’idea di fare la scrittrice è sempre stata presente nella sua vita: “Ho sempre pensato e immaginato di voler scrivere. Quando ero in quinta elementare, e passai dalla scuola privata a quella pubblica, fu un anno terribile, sembravo destinata alla bocciatura. Poi un giorno la maestra dette un tema sui ricordi dell’estate, e quello che scrissi mi catapultò di colpo da essere la reietta della classe all’alunna il cui tema veniva letto in tutte le sezioni. Una specie di modello per tutti gli altri. Raccontai la mia estate al Forte dei Marmi concludendo con la frase “e il mare continuò a bagnare i ciottoli sulla sabbia”. Fu allora che capii che scrivere era la mia natura. Ma i miei figli, che ho avuto molto giovane, ancora oggi mi chiedono di sintetizzare i concetti”.
Antonella Boralevi: “Dopo la laurea decisi che…”
Dopo la laurea in filosofia, Antonella Boralevi avrebbe potuto cominciare una carriera nel mondo dell’insegnamento ma così non è stato: “Appena laureata in filosofia del linguaggio, una disciplina nuovissima dentro il corso di Storia della lingua italiana, il professor Giovanni Nencioni mi dette la possibilità di entrare a far parte di un gruppo di ricerca alla Normale di Pisa. Ma nel frattempo facevo la hostess a Pitti e per questo vedevo le sfilate in anteprima. Una sera mi venne di scrivere un pezzo su una di queste sfilate e andai a lasciarlo all’albergo dove sapevo che erano ospitati tutti i giornalisti. Una di loro, dopo averlo letto, mi fece una proposta di collaborazione. Quando mi trovai alla Normale e mi sedetti davanti al professor Nencioni gli dissi col cuore in gola: lascio la Scuola, voglio fare la giornalista“.
Sul lavoro, comunque, non tutto è stato semplice. Il momento più difficile? Boralevi non ha dubbi: “Quando ho aspettato per tre giorni di essere ricevuta da Giovanni Minoli in un corridoio della Rai, per avere la possibilità di fare Uomini. Aspettai tutta una mattina, un intero pomeriggio, poi un’altra mattina, un altro pomeriggio… Finché a un certo punto mi ha aperto la porta. Disse di aver pensato “questa deve avere davvero qualcosa da dirmi, sennò non sarebbe così caparbia””.