Il 23 aprile in prima serata, su Rai 1, va in onda Sulle ali della musica, il film di Maria Peters che racconta la storia vera di Antonia Brico, prima donna a dirigere un’orchestra sinfonica. La sua esistenza fu segnata dal pregiudizio di un’era, quella dei primi del Novecento, dove non c’era spazio per il talento femminile e tutto, dalla scienza alla musica, era di dominio esclusivo degli uomini. Vista da molti come una sorta di “minaccia aliena” alla stabilità e alle “regole” di una società declinata esclusivamente al maschile, Antonia Brico seppe ritagliarsi un posto nell’olimpo dei grandi artisti dell’epoca sfidando la diffidenza di un mondo conservatore per inseguire il suo grande sogno ed essere ammessa alla Berlin Philharmonic Orchestra.
Nata a Rotterdam, in Olanda, nel 1902, morì a Denver nel 1989 dopo aver impresso il suo nome nella storia grazie non solo al suo straordinario talento, ma anche al suo coraggio e alla sua determinazione contro l’universo maschilista in cui si incastonò il suo percorso artistico. Tuttavia, la parabola che sembrava averla destinata a proseguire la carriera con la bacchetta forte di un successo su scala internazionale, dopo il suo trasferimento negli Stati Uniti, la vide costretta a scelte difficili finendo per dedicarsi prevalentemente all’insegnamento.
Antonia Brico, la storia vera dietro il film Sulle ali della musica
Il film Sulle ali della musica diretto da Maria Peters ripercorre la storia vera di Antonia Brico e le difficoltà vissute durante la sua esistenza, dietro le quinte della sua passione per la musica e sotto i riflettori di un mondo in cui le donne erano ritenute incapaci di raggiungere traguardi sociali e artistici come quello di ricoprire incarichi di prestigio fino a guadagnare il timone di un’orchestra sinfonica. Sin da bambina coltivò la sua passione e divenne una grande pianista, si formò alla University of California e fu assistente di Paul Steindorff nel cuore della San Francisco Opera.
Dopo essersi consacrata a Berlino, invisa agli occhi di chi la ostacolava in quanto donna, Antonia Brico si occupò di dirigere le più importanti orchestre in giro per il mondo, senza però ottenere mai un incarico stabile né il riconoscimento internazionale che il suo talento avrebbe meritato. Nel 1934, diede vita alla New York Women’s Symphony Orchestra (il cui nome poi cambiò in Brico Symphony Orchestra), ma nonostante il genio e le capacità mostrate nel ruolo, l’invidia dei colleghi l’avrebbe portata a stare costretta ai margini di una galassia che non riuscì mai a conquistare completamente per via del maschilismo e dei pregiudizi. Come la carriera, l’infanzia di Antonia Brico fu segnata da eventi a tinte oscure. Secondo quanto ricostruisce l’archivio storico di National Geographic, poco dopo la nascita fu data in adozione ai coniugi Wolthuis che le diedero un altro nome: Wilhelmina. La scoperta di essere stata adottata avvenne molto più avanti, quando il suo percorso artistico era già avviato, e per questo avrebbe deciso di chiudere i ponti con la famiglia, riprendersi il nome precedente e partire alla volta di Berkeley per studiare all’università. Il riconoscimento mondiale alla sua grandezza artistica, così come quello di direttrice d’orchestra capace di consegnare un nuovo orizzonte alle donne, fu tardivo e avvenne su impulso di una pellicola uscita nel 1974, il docu-film intitolato Antonia: A Portrait of the Woman, firmato dalla regista Jill Godmilow e dalla cantante folk Judy Collins, sua ex allieva.