«Garantire il diritto al cibo»: questo il monito dell’arcivescovo Ivan Jurkovic, Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra. Intervenuto in occasione della 46esima sessione del Consiglio dei diritti umani, il presule ha chiesto un approccio coordinato a livello nazionale-internazionale e basato sui diritti umani «per dare a tutti la possibilità di una nutrizione adeguata e sana».
L’Osservatore permanente, ha aggiunto l’arcivescovo Jurkovic, ha puntato il dito contro la mancanza di tutele sociali per i lavoratori del settore agroalimentare, senza dimenticare i lavoratori migranti, nel corso della pandemia. La loro dignità umana, riporta Vatican News, «dovrebbe essere in primo piano nelle discussioni sullo sviluppo agricolo e nella promozione di condizioni di vita sostenibili e per questo è cruciale che le società forniscano protezione e stabilità ai lavoratori emarginati, che costituiscono quasi la metà della forza lavoro globale».
ARCIVESCOVO JURKOVIC: “NO A SACRIFICI INSOPPORTABILI”
Nel corso del suo intervento, l’arcivescovo Jurkovic ha messo in risalto che l’emergenza Covid-19 ha esacerbato la vulnerabilità dei Paesi in via di sviluppo o meno sviluppati, dove «l’onere del debito impedisce loro di garantire alla popolazione diritti fondamentali come la sicurezza alimentare e sociale, i servizi sanitari e l’accesso ai vaccini». Il presule ha chiesto la riduzione, lo sgravio o anche la cancellazione del debito per questi Paesi, da unire con «riforme costruttive» che li rendano in grado di prevenire il debito con «un’architettura finanziaria internazionale più efficace, incentrata sull’uomo». Infine, l’arcivescovo Jurkovic ha aggiunto: «È certamente giusto il principio che i debiti debbano essere pagati. Non è lecito, però, chiedere o pretendere un pagamento, quando questo verrebbe ad imporre di fatto scelte politiche tali da spingere alla fame e alla disperazione intere popolazioni. Non si può pretendere che i debiti contratti siano pagati con insopportabili sacrifici».