ARGENTINA & SUD AMERICA/ Usa, Cina e Iran: le carte rimescolate dalla vittoria di Milei

- Giuseppe Gagliano

Argentina: il successo di Milei arresta l'uso dello yuan nelle econome latino-americane sposato da Brasile e Bolivia. E rinforza il dollaro

milei Javier Milei, presidente dell'Argentina (LaPresse)

Dopo una campagna elettorale del primo turno in cui Javier Milei aveva stazionato attorno al 30% dei voti nel PASO (elezioni primarie aperte, simultanee e obbligatorie), ha compiuto un deciso cambio di rotta verso la moderazione nel secondo turno, strategia che ha chiaramente dato i suoi frutti. Non si è trattato di “mettere un bavaglio” o di “cambiare posizione”, ma semplicemente di usare più argomentazioni e meno grida, mettendo da parte gli slogan sulla vendita di organi. Fondamentale per il successo di Milei è stata l’alleanza con l’ex presidente Mauricio Macri, che ha finito per essere il grande artefice della reinvenzione del libertarismo nel secondo turno. In queste condizioni, si profila un governo di coalizione tra Libertad Avanza e PRO, dove quest’ultimo apporterà la prevedibilità che manca al mileismo.

L’uscita del Kirchnerismo dal potere, la cui continuità avrebbe rafforzato il blocco populista autoritario del XXI secolo, largamente guidato da L’Avana, rappresenta un grande sollievo per le forze democratiche della regione. La vittoria dell’opposizione in Argentina implica anche un freno ai progetti di “yuanizzazione” delle economie latino-americane promossi da Pechino, che sarebbero stati stimolati dalla vittoria di Sergio Massa. Anche i presidenti di Brasile e Bolivia, Lula da Silva e Luis Arce, hanno parlato di promuovere l’uso della moneta cinese per gli scambi commerciali nella regione. Più che mai, l’Argentina si concentrerà sul dollaro, sia che adotti il piano di dollarizzazione proposto da Milei, sia che segua la via del bimonetarismo senza corso forzato, delineata dai suoi alleati del PRO.

Gli scambi commerciali con la Cina continueranno normalmente, ma verrà evitato un indebitamento bilaterale oneroso, e sarà probabilmente riesaminata la permanenza della base di “osservazione spaziale” gestita da una società governativa cinese in Patagonia, che secondo gli esperti potrebbe essere usata per fini militari. È anche prevedibile una crisi diplomatica con il regime degli ayatollah, una delle alleanze più tristemente famose del kirchnerismo. Rimane in sospeso la riapertura dell’indagine sulla morte del procuratore Alberto Nisman, in cui potrebbe essere coinvolto l’Iran. La vittoria dell’opposizione in Argentina avrà ripercussioni in tutta l’America del Sud, dando ossigeno alla riproduzione della coalizione repubblicana al potere in Uruguay, dove le elezioni si terranno nel 2024, e all’articolazione di un blocco liberale in Bolivia, in vista delle elezioni del 2025.

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