Volti amati, sguardi dolcissimi, la tenerezza patinata dal tempo: nel ballatoio del Museo della Basilica di San Pietro, all’interno della Sagrestia Vaticana, una piccola esposizione racconta la devozione mariana nel nostro Paese, l’amore per la Madre di Dio e per suo figlio bambino. “Madonne Coronate” è la prima mostra dedicata a riproduzioni pittoriche di immagini mariane che ottennero dal Capitolo di San Pietro il privilegio di una solenne incoronazione, secondo un preciso cerimoniale in vigore per quasi quattro secoli.
Tra ricerche d’archivio e scoperte iconografiche negli immensi magazzini vaticani è emersa una storia che narra una fede tenace e profonda in Maria, compagna fedele, amica e regina, aiuto certo nella perigliosità della vita. La storia inizia da lontano, all’inizio del XVII secolo, con un padre cappuccino, Girolamo Paolucci de’ Calboli da Forlì, che ideò la pratica rimasta in auge fino al 1981 di porre sul capo di Madonne e Bambini Gesù corone d’oro. Un gesto che enfatizzava la “regalità” di Maria, nel solco di un filone significativo della Sacra Scrittura che parla di “regni” e “re”, e che sottolineava la cooperazione della Vergine nel disegno di salvezza. Una regalità che non ha nulla di mondano ma che esprime la capacità di mettersi al servizio di Dio e del prossimo con generosità, libertà e amore.
Le 15 tele scelte per testimoniare il legame fortissimo tra i fedeli e Maria sono state scelte tra centinaia, arrivate nei secoli in Vaticano. Tutte rispondevano ad una precisa richiesta del Capitolo per concedeva il privilegio e l’autorizzazione all’incoronazione dell’effige mariana a patto di una serie di osservanze. Grazie ad un lascito del conte Alessandro Sforza Pallavicini, dal 1636, la Basilica poteva contare su una rendita deputata proprio a realizzare corone d’oro da porre sul capo delle Vergini ritenute meritevoli di un tale onore. Bastava fare richiesta e fornire documentazione dell’antichità dell’effige, della costante e intensa devozione, della frequenza e l’eccezionalità dei prodigi attribuiti all’intercessione di Maria.
Una volta ottenuta la concessione, dopo una valutazione rigorosa, bisogna seguire un preciso cerimoniale, in cui ovviamente il Bambino veniva incoronato prima della Madre, in una solennità che coinvolgeva l’intera comunità per almeno tre giorni. E non era finita qui: una volta avvenuta l’incoronazione, la città o il santuario dovevano inviare al Capitolo la registrazione notarile dell’atto d’incoronazione insieme ad una copia fedele dell’effige mariana munita di corona, con la relativa iscrizione.
Ecco il patrimonio di “Madonne incoronate” conservato in Vaticano. 1300, da tutto il mondo, in poco meno di quattro secoli. Nella piccola mostra che si affaccia sul monumento funebre di Sisto IV cesellato dal Pollaiuolo, si trova un campionario di queste “attestazioni”, appartenenti ad epoche dove il pennello sostituiva lo scatto e il video. Dalla Signora dei Miracoli della parrocchia di San Giovanni Battista a Cicagna, in provincia di Genova, alla beata Vergine della Salute, venerata a Macerata, dalla Madonna del Sasso conservata nella chiesa di Sant’Agostino a Lucca a Nostra Signora di Bonaria, dell’omonimo santuario cagliaritano, volti di donna scrutano il visitatore. Raffigurazioni non sempre all’altezza degli originali, a volte statue o veri e propri capolavori, eppure certificazioni di un amore viscerale per Maria, dichiarata “Regina” e Madre di intere generazioni.
In alcuni casi il dipinto dava anche conto della cerimonia, come nel caso della Madonna di Barbana, dove ai piedi della copia pittorica della statua di legno intagliato di Maria è raffigurata l’isola di Grado e il Santuario circondato dalla folla dell’incoronazione. Un reportage pittorico dell’evento si direbbe oggi. Mentre altri, come i fedeli di Bettola, in provincia di Piacenza, preferirono raccontare su tela il prodigio dell’apparizione della Vergine in val di Nure, nel 1496, su una quercia, ad una pastorella. Inizio di una serie interminabili di prodigi e miracoli.
Fino al 7 ottobre, data non casuale, sarà possibile ammirare questa devozione colorata e dorata, ed immergersi in un mondo che qualcuno si ostina a dichiarare estinto, mentre ancora anima e consola la fede di milioni di persone.
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