Da CGIL e UIL l'ennesimo no agli aumenti contrattuali per gli statali: tuona la CISL che sperava di sbloccare le trattative entro il 2026

Si è chiusa con l’ennesimo nulla di fatto l’ultima trattativa che – nei giorni scorsi – avrebbe dovuto portare ai tanto attesi aumenti contrattuali per gli statali che vedono i loro CCNL bloccati al triennio tra il 2019 e il 2021, ben al di sotto delle attuali condizioni del caro vita: una trattativa, dicevamo, bloccata a causa della ferma opposizione di Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, segretari generali – rispettivamente – della CGIL e della UIL.



Facendo prima di tutto un passo indietro, è utile ricordare che l’ultima volta che si discusse il rinnovo contrattuale per gli statali era il 2018 quando lo stesso Landini accettò di aumentare gli stipendi del 3,4% a fronte di un’inflazione che negli otto anni precedenti era salita del 12 per cento: la trattativa dei giorni scorsi avrebbe dovuto aprire le porte ad aumenti pari al 7% (a fronte di un’inflazione nel frattempo salita del 17%) che avrebbero portato nelle tasche di 480mila dipendenti pubblici – oltre agli arretrati – 150 euro in più al mese.



Il segretario della CISL rimprovera Landini e Bombardieri: “Con il loro no gli statali dovranno aspettare almeno fino al 2026”

Come si sarà già capito, la trattativa per il rinnovo – nonostante le importante aperture da parte del ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, che aveva anche promesso l’immediata apertura del tavolo per il rinnovo fino al 2027 – sono tracollate a causa dell’opposizione della CGIL e della UIL: la ragione sarebbe proprio legata alla scarsa copertura degli aumenti inflazionistici, ritenuta eccessivamente bassa dai due sindacati.



La conseguenza ovvia è che il tavolo si dovrà nuovamente aprire il prossimo settembre, con gli statali che – nel frattempo – dovranno restare pazientemente in attesa di scoprire quale sarà il loro destino: non a caso il segretario della CISL Roberto Chierchia, sentito da La Verità, ha chiaro che la decisione dei due sindacati “è (..) grave e incomprensibile” dato che così facendo si dovrà attendere – tra “le verifiche tecniche e la certificazione della Corte dei conti” – almeno fino al “2026 [per] l’erogazione degli arretrati e degli aumenti contrattuali”; fermo restando – ovviamente – che si arrivi alla “firma in quel momento”.

Roberto Chierchia, segretario CISL (Foto: sito CISL)

L’auspicio di Chierchia è proprio che si arrivi a una svolta nella trattativa il più presto possibile e anche se da parte della CGIL non sembrano esserci reali aperture sul tema, secondo quanto risulta al quotidiano La Verità – che non cita alcuna fonte – da parte della UIL sembrano esserci dei segnali distensivi verso una possibile firma che potrebbe arrivare già a settembre; forse – ma non ci sono conferme – con le medesime condizioni attualmente proposte.