Nonostante l’aumento pensioni 2025 o almeno del primo periodo inerente a gennaio sia stato già concesso (e seppur riconoscendo una cifra davvero irrisoria), con una recente sentenza da parte della Corte di Cassazione si apre uno spiraglio di luce per alcuni pensionati.
La sentenza ha interessato il fatidico “strumento di neutralizzazione dei contributi“. Come si può intuire dal nome la normativa coinvolge i pensionati il cui cedolino viene calcolato secondo il sistema contributivo. Vediamo dettagliatamente per quale motivo e come è possibile sperare in un aumento oramai dimenticato.
Aumento pensioni 2025 grazie alla neutralizzazione
L’aumento pensioni 2025 può essere ottenuto qualora il pensionato rientrasse nel periodo di neutralizzazione dei contributi. Ma prima occorre fare una premessa così da poter rendere il concetto più chiaro.
L’attuale sistema odierno calcola l’importo pensionabile su due tipologie di meccanismi: il retributivo che coinvolge i lavoratori che hanno versato contributi prima del 31 dicembre del ’95, estendibile fino al 31 dicembre dell’anno 2011 ma soltanto se prima che finisse il 1995 avevano versato diciotto anni di contributi, oppure con il contributivo per i contributi maturati dopo il ’95.
In linea teorica il sistema retributivo risulterebbe più conveniente ma soltanto se il lavoratore avesse ottenuto (negli ultimi anni) uno stipendio più elevato. Se invece avesse affrontato un periodo di disoccupazione o un calo del salario, allora sarebbe sfavorito.
Ed è qui che fa testo lo strumento di neutralizzazione, utilizzabile per specifici periodi al fine di poter aumentare l’importo sul cedolino pensionistico.
Quando può essere utilizzata la neutralizzazione?
Le neutralizzazione dei contributi può essere concessa soltanto in specifici periodi e per un limite temporale altrettanto limitato. Prima di tutto non può essere applicata sui requisiti minimi per ottenere la pensione di vecchiaia oppure per quella anticipata, ma solo per i contributi “successivi”.
Quanto al limite temporale la neutralizzazione può ritenersi applicabile su un massimo di cinque anni, nonché 260 settimane da ritenersi “contributive”.
La novità però arriva dalla sentenza della Corte di Cassazione protocollata con il numero 30803 in riferimento a dicembre 2024, secondo cui si concede la neutralizzazione anche a coloro che percepiscono già la pensione e in questo caso non verrebbe bocciata.
Naturalmente è indispensabile consultare un esperto in materia per assicurarsi di soddisfare le condizioni necessarie per poterla richiedere e applicare a quei periodi dove si è registrato un calo dello stipendio e dei contributi.