Si è concluso il censimento degli autovelox: i Comuni in ritardo dovranno spegnere i loro apparecchi, ma resta il nodo dell'omologazione

Dopo i 60 giorni di tempo concessi dal Ministero dei Trasporti, si è ufficialmente concluso il periodo di censimento degli autovelox necessario per capire quali sono quelli illegali presenti sul nostro territorio e intervenire sulla loro omologazione: una partita che si è aperta già parecchi mesi fa ma che si è più volte interrotta per via di fattori esterni come l’arrivo dell’estate che porta – notoriamente – maggiore traffico sulle strade italiane; con l’obiettivo di impedire ai comuni di usare gli autovelox come una sorta di “tassa occulta“.



La partita sugli autovelox, in particolare, si era aperta lo scorso anno dopo alcune sentenze da parte della Cassazione che avevano dichiarato illegittime delle multe effettuate da apparecchi ormai antiquati: immediato l’intervento del MIT che con un decreto aveva dichiarato legittimi solamente i velox omologati dopo il 2017; annunciando anche l’avvio di una vera e propria mappatura nazionale degli apparecchi necessaria per capire quali, quanti e dove fossero quelli ritenuti illegali.



Autovelox, concluso il censimento: ora resta da sciogliere il nodo degli apparecchi non omologati

La finestra di tempo per la mappatura degli autovelox si è conclusa due giorni fa e da questo momento i Comuni che non hanno comunicato tutte le informazioni sugli apparecchi installati saranno costrette a spegnerli in vista del prossimo passo da parte del Ministero dei Trasporti: il censimento, peraltro, è stato reso pubblico ed è facilmente recuperabile cliccando su queste parole, rendendo più semplice per i cittadini capire quali sono i dispositivi illegali per i quali si potrà impugnare l’eventuale multa spiccata.



Autovelox (Foto: Pixabay)

Al di là del censimento degli autovelox – e ricordiamo che attualmente risultano illegali circa il 60% di quelli installati sul territorio nazionale -, però, resta il nodo dell’omologazione: attualmente, infatti, possono restare operativi solamente quelli omologati dopo il 2017, aprendo a centinaia e centinaia di ricorsi (anche grazie alla mappatura) e non è ancora chiaro come il MIT vorrà intervenire per rendere il più semplice e rapido possibile il passaggio a sistemi più avanzati laddove sono ancora presenti quelli più antiquati.