Baricitinib vs coronavirus/ Aifa autorizza studio su farmaco per l’artrite reumatoide
Baricitinib, l’Aifa autorizza studio su farmaco contro artrite reumatoide: “Evita la ventilazione meccanica invasiva e non”.

Arrivano nuovi aggiornamenti dalla ricerca contro il coronavirus: l’Aifa ha autorizzato lo studio sul baricitinib, farmaco utilizzato per trattare l’artrite reumatoide. Si tratta di un studio multicentrico italiano coordinato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana: Adnkronos evidenzia che si tratta di uno studio randomizzato, controllato a due bracci di fase 2 “proof of concept” per valutare l’efficacia, la sicurezza e la tollerabilità del farmaco in aggiunta al trattamento usuale nei pazienti con polmonite in Covid-19. Stiamo parlando di un farmaco inibitore delle Janus-kinasi 1 e 2.
Non ci troviamo di fronte ad un farmaco “nuovo”: il baricitinib è già stato utilizzato a Grosseto per trattare i pazienti contagiati dal coronavirus. Il farmaco, in off label di indicazioni, è stato usato su indicazione di Fabio Lena e di Gianluca Lacerenza, rispettivamente direttore del Dipartimento del Farmaco e direttore facente funzioni della Farmacia ospedaliera.
BARICITINIB VS CORONAVIRUS: AIFA AUTORIZZA STUDIO
Il baricitinib è contenuto nell’Olumiant, farmaco utilizzato per il trattamento dell’artrite reumatoide e solitamente viene utilizzato per i casi moderati-gravi, in particolare quando i trattamenti standard non funzionano abbastanza bene o se i pazienti non possono tollerarli. Nel dettaglio, il baricitinib è un immunosoppressore e riduce l’attività del sistema immunitario, agendo con il blocco dell’azione degli enzimi Janus chinasi, “protagonisti” nel processo di infiammazione. Il principio attivo, dunque, riduce l’infiammazione e gli altri sintomi della malattia.
Fabio Lena, direttore del Dipartimento del Farmaco, ha spiegato negli scorsi giorni: «La terapia proposta ha l’obiettivo di risolvere precocemente la gravità delle complicanze della patologia polmonare sul paziente,, evitando di dover ricorrere alla ventilazione meccanica invasiva e non. Il trattamento, come da letteratura, potrebbe ridurre l’ingresso del virus nelle cellule oltre che ridurre il grado di infiammazione polmonare e quindi maggiori criticità conseguenti», le sue parole riportate dai colleghi di Contro Radio.
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