"Bastion 36", il nuovo film di Oliver Marchal, appare poco ispirato, ma che a certe condizioni può offrire un onesto intrattenimento

Ciò che dona un sapore così particolare, diremmo genuino, ai film di Olivier Marchal, è la sua formazione, il fatto che prima di diventare attore, sceneggiatore e regista è stato un poliziotto in prima linea, che quell’ambiente, ai piani alti o bassi, ha deciso di raccontarlo come narratore cinematografico. Il suo film più recente, Bastion 36 (disponibile su Netflix), continua a narrare quell’ambiente, i suoi recessi meno chiari.



Al centro della storia c’è Antoine (Victor Belmondo, nipote di Jean-Paul), poliziotto con una passione per i combattimenti clandestini a causa dei quali viene cacciato e trasferito dalla Brigata Anticrimine. Tornerà però ad avere a che fare con i colleghi quando alcuni di loro vengono uccisi, forse da un criminale a cui davano la caccia, forse per un regolamento tra sezioni delle stesse forze armate.



Marchal, come sempre, è anche sceneggiatore del film a partire da un romanzo di Michel Tourscher e realizza un poliziescopolar, come si dice oltralpe – solido e solito, in cui le consuete dinamiche di poliziotti ai limiti e oltre la legalità si mescolano con il ritratto del milieu delle forze dell’ordine, di personaggi leali e morali, prima che onesti.

A inspessire il retrogusto dei film del regista francese ci sono anche le sue posizioni pubbliche e politiche a supporto delle forze dell’ordine, che se da un lato rendono sincero il gusto con cui scrive i personaggi, dall’altro rendono discutibili alcune scelte narrative, come la marcia funebre finale, che porta a quelle celebrazioni dei caduti che rischiano di lavare via le colpe e i problemi, con quel tanto di retorica che va a braccetto con la ragion di Stato.



Però, bisogna ammetterlo, stavolta il gioco non regge più di tanto: Bastion 36 è semplicemente un’opera poco ispirata nel racconto, nell’azione, nella messinscena, in cui un fuoriclasse come Yvan Attal (il commissario Balestra) ci mette poco a mangiarsi gli altri, Belmondo in primis.

Eppure, la quantità di testosterone presente nel film è talmente alta da garantire un paio d’ore di onesto intrattenimento a chi sta al gioco, a chi ama i sapori forti di questa ricetta.

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