Oggi si riunisce il Consiglio direttivo della Bce. Non si esclude un taglio dei tassi di interesse di mezzo punto
C’è attesa per le decisioni che prenderà oggi il Consiglio direttivo della Banca centrale europea in tema di tassi di interesse. Si dà quasi per scontato un taglio dello 0,25%, ma, in virtù anche dell’ultimo dato sull’inflazione dell’Eurozona (+1,9% tendenziale a maggio), inferiore al target del 2%, qualche analista non esclude che si possa arrivare a una riduzione dello 0,5%.
Secondo Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, «dal punto di vista di alcuni Paesi, in particolare l’Italia, una boccata d’ossigeno sarebbe veramente necessaria, perché la stagnazione dell’industria è preoccupante. In tal senso il quadro, oltre che dai dati mensili dell’Istat sulla produzione industriale, è stato ben delineato la settimana scorsa nel corso dell’Assemblea annuale di Confindustria».
La Bce deve, però, prendere le sue decisioni per tutti i Paesi dell’Eurozona, non soltanto per qualcuno…
Se la situazione di stagnazione dell’industria fosse diffusa in altri Paesi, e qualche segnale in tal senso dalla Germania non manca, come mostra la notizia di ben 20.000 prepensionamenti in Volkswagen, la Bce potrebbe optare per un taglio di mezzo punto in modo che questa situazione non diventi ancora più seria. Ci sono poi altre ragioni per giustificare una decisione di questo tipo.
Quali?
È noto il ritardo con cui le mosse di politica monetaria impattano sull’economia reale. Sappiamo anche bene che più il tempo passa, più diventa difficile uscire da situazioni critiche come quella attuale dell’industria. Inoltre, una riduzione di mezzo punto potrebbe anche contribuire a contrastare gli effetti non positivi della politica economica americana sull’Europa. Infine, anche il timing potrebbe giocare a favore di questa scelta.
In che senso?
Considerando che ad agosto non è in programma una riunione del Consiglio direttivo, potrebbe essere che la Bce decida di tagliare di mezzo punto e poi lasciare i tassi invariati il mese prossimo. A quel punto resterebbero immutati fino a settembre.
Un taglio dei tassi di mezzo punto non potrebbe creare qualche problema sul cambio dell’euro, rendendo poi più costose le importazioni?
Potrebbe esserci qualche piccolo problema, ma non penso rilevante, anche perché il dollaro a sua volta si sta indebolendo e non mancano timori sulla sostenibilità del debito pubblico americano, quindi in qualche modo il ribasso dell’euro dovuto al taglio dei tassi della Bce potrebbe trovare una compensazione nella svalutazione in atto del dollaro.
Non c’è, invece, il rischio che un livello più basso dei tassi nell’Eurozona determini uno spostamento di capitali verso gli Stati Uniti, dove i tassi sono più alti?
Il rischio di un movimento di capitali dall’Eurozona agli Usa non è diminuito in questi mesi e quello che lei dice potrebbe in effetti rappresentare un’obiezione a un taglio dei tassi di mezzo punto. È chiaro, però, che bisogna considerare quella che è la posizione della Bce rispetto alla Fed. Molto dipenderà, quindi, anche dalle decisioni che il Fomc prenderà il 18 giugno: se taglierà i tassi, il rischio di spostamento di capitali verso gli Usa verrà mitigato. L’Eurotower potrebbe in ogni caso anche optare per un’altra soluzione.
Quale?
Potrebbe ridurre i tassi solamente di un quarto di punto, ma con un’apertura chiara sul fatto che si predispone a un possibile taglio ulteriore nella riunione del Consiglio direttivo del 24 luglio. In questo modo ci si muoverebbe con più cautela, ma si fornirebbe al contempo anche un segnale in grado di influire sulle aspettative degli operatori economici, dalle imprese ai mercati finanziari.
(Lorenzo Torrisi)
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