Nella puntata di ieri sera di “Porta a Porta”, in chiusura del talk show condotto da bruno Vespa e che aveva visto ospiti Carlo Calenda, Stefano Patuanelli e Stefano Feltri, direttore del quotidiano “Domani”, è arrivato in studio Bernard-Henri Lévy, giornalista e filosofo francese che sovente viene chiamato a commentare l’attualità politica e non solo di casa nostra. Dopo un breve video introduttivo in cui il 73enne filosofo di origini algerine, noto in patria con la sigla BHL, si racconta la storia di “militante” in difesa dei valori occidentali e considerato da molti uno dei pochi eredi capaci di portare avanti l’eredità di Jean-Paul Sartre, nonché difensore della libertà d’espressione.
Presentato da Vespa anche come l’autore del libro “La strada degli uomini senza nome” (edito di recente per i tipi de La Nave di Teseo), BHL risponde al conduttore di avere lo stesso spirito di tanti anni fa e la stessa energia: “Molti intellettuali hanno cambiato giacca, lei è sicuro di essere rimasto sempre coerente?” lo incalza il conduttore col filosofo che risponde di aver perso qualche illusione, ma le convinzioni non sono mai andate perse. “Ho sentito nel vostro servizio ‘i valori di libertà occidentali’: no, quei valori sono universali, e la mia lotta è proprio nel dire questo” risponde, precisando che invece le sue illusioni riguardano le speranze giovanili di rivoluzione dato che “credendo di fare l’angelo si fa la bestia”. Poi il saggista continua ammettendo che “riparare il mondo invece non è un’illusione ma qualcosa che cerco di fare continuamente sul campo, anche quelli più inaccessibili dove ci va poca gente…” è la stoccata di BHL alla categoria giornalistica.
BERNARD-HENRI LEVY SU OCCIDENTE, MIGRANTI E IL PROCESSO A BATTISTI
“Mi accusano di fare complotti? Forse con Israele, non col Qatar” continua Lévy a proposito delle speculazioni sulla sua influenza sugli equilibri mediorientali, pur ricordando che l’aver lasciato al potere al-Assad in Siria è una vergogna per gli USA di Trump e la stesa Unione Europea. “Anche Gheddafi ha fatto la guerra contro il suo stesso popolo, caro amico, io ero sul campo: è stato lui a provocarla (…) Ho visto i suoi figli che promettevano di far scorrere fiumi di sangue” attacca BHL, sostenendo che la Francia a suo dire è intervenuta per far cessare tutto ciò. “La stabilità è il principio ultimo dell’umanità?” si chiede l’sopite rispondendo alla domanda di Vespa se al tempo di Gheddafi la Libia non fosse più stabile di oggi: “Vogliamo un’umanità oppressa, schiavizzata, massacrata e stabile?” continua, alludendo alle torture e carneficine perpetrate dal dittatore.
E l’Italia che deve farsi carico di tutti i migranti? “Certo che non è giusto: io sono dalla parte dell’Italia e penso che debba essere superato questo principio assurdo di Dublino, riformando le regolamentazioni europee, secondo cui bisogna chiedere asilo nel Paese in cui si è arrivati (…) E poi il popolo italiano si comporta bene in questa situazione e non sono convinto che quello francese si comporterebbe allo stesso modo” prosegue Lévy che poi attacca Salvini, suscitando la reazione di Vespa, e fa un parallelismo con la destra transalpina in materia di politiche migratorie. La chiusa è dedicata ai reportage di Lévy in Medioriente, al Covid al caso Battisti, difeso da BHL: alla domanda di Vespa a tal proposito, lui spiega di non aver mai difeso l’ex terrorista ma che “doveva essere processato, sta pagando ed è normale”. E sulla pandemia: “Si tratta di una tragedia, ma non è la più grande della storia della modernità: ciò che mostro nel mio libro è che ce ne sono altre e questa pandemia è una scusa per dimenticare l’inferno di Mogadiscio, i genocidi in Nigeria, le stragi dei curdi di Erdogan” conclude il saggista, precisando che comunque bisogna vaccinarsi, curarsi ma senza dimenticare gli altri problemi.