Giuseppe Bertagna riassume gli errori commessi in ambito scolastico durante il primo lockdown e cosa deve cambiare in questo momento
Anche Giuseppe Bertagna, esperto pedagogista dell’università di Bergamo, è intervenuto per dire la sua sull’emergenza Covid che stiamo vivendo, in occasione di questa seconda ondata drammatica. In una intervista per Avvenire, Bertagna, stretto collaboratore dell’ex ministra dell’Istruzione, Letizia Moratti, non ha nascosto la sua rabbia per il modo in cui la classe dirigente ha gestito l’emergenza in ambito scolastico, tuonando: “Una classe dirigente degna di questo nome doveva fare di più e meglio”. L’esperto ha messo insieme tutte le occasioni perse del passato lockdown e gli errori commessi, commentando: “Con un minimo di prudenza, competenza e visione si doveva fare di più. E lo si doveva fare fin da febbraio sulla gestione del personale” e sul “rafforzamento immediato delle infrastrutture digitali che ancora escludono il 30% degli studenti e, nondimeno, su un piano di formazione dei docenti alla didattica digitale non concepita come scimmiottamento di quella in presenza”. A suo dire a maggio si sarebbe dovuto intervenire “sui modelli di organizzazione del lavoro scolastico che non potevano più essere quelli attuali”, mentre a giugno si sarebbe dovuto pensare ad “un piano trasporti che smettesse di pensare all’orario delle lezioni iniziato e finito per tutti alla stessa ora”. Tuttavia, il governo avrebbe invece puntato alla risoluzione di problemi nuovi tra cui la storia dei banchi che, per Bertagna, “è in questo senso comicamente emblematica”.
BERTAGNA E GLI ERRORI COMMESSI NELLA SCUOLA
La nuova chiusura delle scuole ovviamente inciderà principalmente sul presente e sul futuro dei ragazzi. Ne è cosciente anche Bertagna, che in merito ha commentato: “Dopo aver già perso 7 mesi, la nuova chiusura non promette nulla di buono. L’emergenza sanitaria, come quella economica, sono, infatti, paradossalmente, meno gravi di quella pedagogica, perché questa ha effetti di molto più lungo periodo”. Le scelte prese dal governo, in questo senso, secondo l’esperto pregiudicheranno la loro formazione. “Un fenomeno che si rivelerà più pericoloso del virus nascosto per ora sotto il tappeto della Dad”, aggiunge. Nell’attuale situazione, cosa occorre cambiare al fine di poter permettere alle scuole di proseguire in sicurezza? “Ciò che si può fare subito è allora diffondere almeno la consapevolezza che fare a distanza (che poi significa a casa) la stessa scuola che si è fatta finora in presenza (appelli, assenze, lezioni, interrogazioni, compiti a casa, competizione per i bei voti ecc.), se seda le ansie degli adulti, danneggia non solo l’una e l’altra ma anche e soprattutto la qualità della formazione degli studenti, aumentando i loro disagi e le loro già intollerabili disuguaglianze formative”, ha commentato l’esperto.
