Rino Rappuoli, scienziato, fra i massimi esperti mondiali di vaccini, nella sua carriera ha combattuto contro meningococco e pertosse, contribuendo alla scomparsa o quasi di tali patologie, oltre ad aver diretto la sezione vaccini di multinazionali come Novartis e Gsk tra Europa e Stati Uniti. Oggi lavora come direttore scientifico di Biotecnopolo, una fondazione di ricerca che ospita il centro nazionale antipandemico. Al suo interno lavora anche il Nobel Giorgio Parisi: la fondazione ha in dotazione 16 milioni all’anno dal 2024, oltre ai 340 del Pnrr per il Centro Antipandemico. La sua attività, però, deve ancora partire: si aspetta infatti il governo.
Il Centro antipandemico servirà “non solo a prevenire un’eventuale futura pandemia. Affronterebbe anche problemi attuali: batteri resistenti agli antibiotici, malattie emergenti, vaccini contro il cancro” spiega l’esperto a Repubblica. Fauci potrebbe far parte di Biotecnopolo ma “per ora dà consigli a me. Una volta gli ho chiesto: Tony, ma cosa dovrei fare? Lui mi ha risposto: con il pubblico ci vuole tanta, tanta pazienza. Ma resta ottimista”. Dopo tanti anni passati negli Stati Uniti, Rappuoli è tornato in Patria: “Per me l’Italia è anche una sfida. Sono convinto che sia giusto fare il Biotecnopolo qui e con il pubblico, anche per dare delle opportunità ai nostri ricercatori”.
Rappuoli: “No-vax? La loro è una religione, non la discuto”
La squadra di Biotecnopolo cresce ancora: “È arrivata a migliaia di persone. Quando lavoravo con Big Pharma, avevo budget di centinaia di milioni e potevo realizzare i miei obiettivi scientifici. Un giorno un amico mi chiese un po’ deluso: ma lavori per Novartis? Risposi di no, era Novartis che lavorava per me. Mi dava i soldi per creare i vaccini che progettavo” spiega Rappuoli. Lavorare con il mondo Big Pharma non è stato sempre semplice per lo scienziato, che a Repubblica, racconta: “Negli anni ’90 lavoravo a un vaccino per il meningococco, in particolare il ceppo A diffuso in Africa e il C in Usa ed Europa. La Gran Bretagna me ne chiese un terzo contro il loro ceppo, il B ma impose che dalla formulazione fosse escluso l’A. La cosa mi restò sullo stomaco, finché non convinsi Novartis a creare un centro non profit di salute globale. Oggi è passato a Gsk, sempre a Siena. Lavora a vaccini per il mondo povero”.
Lavorare per creare vaccini inevitabilmente vuol dire avere una visione contrapposta a quella dei no-vax. Nonostante ciò, lo scienziato spiega di non aver mai avuto dei dissidi veri e propri con queste persone, nonostante visioni differenti. “L’80% delle persone accetta i vaccini e il 18% ha solo bisogno di rassicurazioni. Il 2% invece è più fondamentalista. Il no ai vaccini è una religione, e di fede non discuto” spiega. La scienza, a dispetto di quanto pensino gli scettici, ha fatto grandi passi da gigante e salvato tante vite umane. Lo scienziato fa un esempio: “In Gran Bretagna il meningococco uccideva 150 bambini all’anno. Nel 2000 è arrivato il nostro vaccino e in un paio d’anni la malattia è scomparsa”.