BOBBY SOLO/ “Mogol ha il potere della semplicità e arriva a tutti”

- Emanuele Ambrosio

Bobby Solo tra gli ospiti di Una serata Bella Per te Mogol, l'artista svela quello che è stato davvero il grande potere di Mogol "la semplicità" con cui è arrivato a tutti.

bobby solo rai 2020 640x300 Bobby Solo (Storie Italiane)

Bobby Solo ha raccontato il suo modo di vedere Mogol durante Mogol, una serata bella per te. L’artista ha prima cantato “Dieci ragazze per me” e poi ha specificato il motivo del successo dell’artista: “Mogol ha il potere della semplicità, a volte sono le cose semplici quelle più efficaci. Con parole così immediate riesce ad arrivare al cuore di tutto il pubblico”. Sono parole le sue sicuramente molto importanti che gratificano la carriera di un grandissimo, in grado di scrivere anche per lui pezzi davvero molto importanti. È così che Alfonso Signorini decide di mandare in onda sul maxi schermo sul palcoscenico alcuni brani legati al passato. È un momento importante per ricordare anche diversi personaggi scomparsi nel corso degli anni da Lucio Battisti stesso a Lucio Dalla, Mango, Little Tony e molti altri. Artisti incredibili che rimarranno per sempre vivi grazie alla loro voce. (agg. di Matteo Fantozzi)

Da “Una lacrima sul viso” a “Dieci Ragazze”

Bobby Solo è tra gli ospiti di “Una serata Bella Per te Mogol“, il concerto-evento dedicato alle canzoni scritte dal paroliere. L’evento, condotto da Alfonso Signorini e Rosita Celentano, torna in replica domenica 16 agosto 2020 in prima serata su Rete 4. Sul palcoscenico del Teatro Dal Verme di Milano è atteso anche Roberto Satti, in arte Bobby Solo, la cui carriera è legata proprio al grande Mogol. Il suo primo grande successo discografico, per intenderci “Una lacrima sul viso”, è stato proprio scritto da Mogol. Il cantante deve tantissimo a quel brano con cui ha debuttato al Festival di Sanremo del 1964 conquistando da subito le classifiche italiane e non solo. Il brano, seppur bocciato dalla giuria della kermesse italiana, diventa subito una hit scalando le hit parade. Non solo, durante la serata il cantante è chiamato ad interpretare anche un altro brano scritto da Mogol: si tratta di “Dieci ragazze” portato al successo da Lucio Battisti. Un’occasione per omaggiare il grande paroliere, ma soprattutto per ringraziare l’amico Mogol a cui deve davvero tanto. “Prima di allora avevo fatto solo due concerti in licei a Milano” – ha dichiarato anni fa a La Repubblica l’artista –  “ma avevo scritto questa canzone, che non potei neanche firmare perché ero minorenne, e non le dico il macello legale per riavere i diritti e la firma, ci riuscii solo nel 1991 grazie a Red Ronnie”.

Bobby Solo e il playback di Una lacrima sul viso

Il successo di Bobby Solo è legato a tantissime canzoni senza tempo come: “Se piangi, se ridi”, “Zingara” e indubbiamente a “Una lacrima sul viso”, il suo cavallo di battaglia presentato in gara al Festival di Sanremo del 1964. Una partecipazione che non passò affatto inosservata: sia per il brano, ma anche per la scelta del cantante che decise di esibirsi in playback. Una decisione che scosse la giuria generando una grandissima polemica su cui ancora oggi, a distanza di anni e anni, ci sono versioni discordati. A distanza di 56 anni a chiarire una volta e per tutte le cose ci ha pensato proprio il cantante che, intervistato da teatroemusicanews (data 6 maggio 2020), ha rivelato: “non era una laringite, avevo solo un po’ di febbre. Ma le cose per la verità andarono così”. Bobby Solo ha così vuotato il sacco raccontando come sono andate davvero le cose quella sera: “alle prove vidi Paul Anka, Frankie Avalon, Gene Pitney, io che ero nato come un bambino molto insicuro, dietro a questi mostri sacri sentii fortissimo il mio senso di autocritica e di umiltà che mi fece dire: “Io non sono nessuno, cosa faccio?”. Quando provai a cantare non mi usciva il fiato. Vincenzo Micocci, direttore artistico della Ricordi, fu il mio salvatore: ebbe la genialità di farmi cantare in playback la prima sera”. Il playback di Bobby Solo però scaturii un’enorme polemica: “il capo della Rca il giorno dopo entrò in camera mia all’Hotel Royal mentre ero lì coi medici: mi disse in romanesco che non avrei potuto cantare la seconda sera. Mi minacciò, voleva darmi un pugno perchè stavo rovinando la piazza a lui e a Paul Anka su cui avevano puntato tutto per la vittoria. Mi proteggeva l’amministratore delegato della Ricordi, il dottor Rignano. Davo fastidio, facevo paura, ma era normale che facessi storcere il naso a qualcuno. Sicuramente un ragazzo, magro e caruccio, con una voce registrata da Dio, che nel giro di una settimana vendette con quella canzone un milione e 800 mila copie in Italia, dava fastidio”.





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