A Piacenza d’ora in poi per affittare ed usare una qualsiasi sala comunale ci si dovrà innanzitutto munire di un ‘bollino antifascista‘ con il quale si dichiara di non sostenere ideali fascisti, razzisti o sessisti e non voler organizzare nessun evento che richiami alle ideologie totalitaristiche o assolutiste: a varare la misura è stata la giunta di centrosinistra guidata dalla sindaca Katia Tarasconi eletta nel 2022, in risposta ad un precedente che risale al 2019 e che già all’epoca portò alla necessità di rivedere la normativa sugli eventi che si svolgono nelle aree comunali di Piacenza.
Partendo proprio da qui, molti ricorderanno che nel 2019 Piacenza finì al centro di un vero e proprio scontro politico quando il circolo Bobacci decise di organizzare nella sala comunale di via Musso un incontro con l’ex leader dell’Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie: dopo il trambusto che si generò, il Prefetto decise di annullare l’incontro e l’allora sindaca – in quel caso di centrodestra – Barbieri ipotizzò (ma senza fare in tempo) di rivedere l’ormai vecchio regolamento sulle concessioni toccato l’ultima volta parzialmente nel 2016.
Cos’è e come funziona il ‘bollino antifascista’ e Piacenza: scontro tra FdI e la sindaca Tarasconi
Quella revisione – infine – è arrivata e proprio oggi alcuni quotidiani locali di Piacenza hanno riportato la notizia della necessità del ‘bollino antifascista‘: per ottenerlo basterà – in fase della compilazione della richiesta di affitto della sala comunale – compilare un modulo nel quale ci si dichiara “a favore della Costituzione e contro atteggiamenti di espressione fascista, razzista e sessista” senza la quale l’affitto non verrà concesso; mentre nel resto del testo compaiono anche riferimenti alla priorità data – nell’uso delle sale – “alle iniziative (..) organizzate dall’Amministrazione” e solo nei casi in cui gli eventi siano “in linea con l’eredità e l’identità culturale che i luoghi esprimono“.
Ovviamente la scelta del ‘bollino antifascista’ ha acceso lo scontro politico all’interno del Comune, con la consigliera FdI Sara Soresi che lo ritiene un atteggiamento “fascista” perché “un conto è il pensiero, un altro è per cosa si usa la sala”, spiegando che per quanto sia corretto “non utilizzarla per convegni di quel tipo” tutt’altra cosa è “quello che si pensa”, tutelato dalla “libertà di pensiero”; mentre la sindaca Katia Tarasconi ha risposto sottolineando che si tratta “sostanzialmente di rispettare la Costituzione” in un’ottica di prevenzione.