Registrata nel profondo sud degli Stati Uniti, nei primi giorni di dicembre del 1969, ai leggendari Muscle Shoals Sound Studio in Alabama, in una terra dove il razzismo ancora oggi è di casa, Brown sugar dei Rolling Stones è uno di quei pezzi rock che hanno fatto la storia. Il suo riff iniziale di chitarra che sostiene tutto il pezzo è diventato, alla pari di altri come quello di Satisfaction degli stessi Stones o Smoke on the water dei Deep Purple, quello che tutti i ragazzini hanno imparato nei loro primi approcci alla chitarra. Ed è un manifesto esplicito della autentica natura del gruppo, quella, almeno a quei tempi, di essere irriverenti, sfrontati, senza barriera alcuna di politicamente corretto nel loro inveire contro il falso buon costume delle classi alte della società.
Scritta essenzialmente dal solo Mick Jagger, ha avuto sempre significati contrastanti a secondo dei tentativi di decifrarla. A lungo si è pensato fosse solo l’esaltazione di un certo tipo di eroina, lo “zucchero marrone”, ma Jagger aveva in mente un brano potentemente anti razzista, che trasportava i protagonisti della canzone al secolo precedente, in piena era della schiavitù. In una intervista dell’epoca disse di star lavorando a un nuovo brano, “si chiama Brown Sugar, e parla di una donna che si fotte uno dei suoi servitori neri. All’inizio l’avevo chiamata Black Pussy, “F**a nera“, poi ho pensato che fosse un titolo un po’ troppo diretto, un po’ troppo esplicito”. Nel pezzo c’è di tutto: sesso interrazziale (un padrone bianco che si fa una sua schiava di colore), stupro, cunnilingus, masochismo. Quello insomma che succedeva in ogni piantagione del sud. Gli stessi Stones nel corso degli anni si sono auto censurati quando la eseguono dal vivo, cambiando i versi “Hear him whip the women just around midnight»”(“Sentitelo quando frusta le donne circa verso mezzanotte”) con “You shoulda heard him just around midnight” (“Dovreste sentirlo circa verso mezzanotte”). Lo si ascolta negli album dal vivo del gruppo quali Love You Live, Flashpoint, Live Licks e Shine a Light. Che poi è il verso che ha più significato politico e meno sessualmente esplicito. D’altro canto i Rolling Stones sono questo, un gruppo che ha cantato depravazione, sesso, sporcizia, basti pensare a brani come Bitch o Star fucker. Prendere o lasciare. E’ rock’n’roll baby, solo rock’n’roll. Il rock’n’roll ha perso tuta la sua carica eversiva quando si è allineato al sistema, ha abbassato la cresta, si è ripulito le mani. Ma il rock’n’roll deve far paura. Era questo il significato che aveva. Come mi disse una volta John Mellencamp nel corso di una intervista, “quando eravamo ragazzi e ascoltavamo Satisfaction ci metteva paura. Ora non lo fa più nessuna canzone”.
MICK JAGGER E L’AUTOCENSURA
Adesso, secondo quanto si dice, gli Stones avrebbero del tutto eliminato Brown Sugar che da quando fu pubblicata nel loro disco del 1971 Sticky fingers appariva sempre nei loro concerti come uno dei classici più amati dal pubblico, dai concerti che stanno tenendo in America. E’ il frutto del corto circuito intellettuale che ha travolto la società anglo-americana: lo scorso anno il produttore televisivo Ian Brennan, quello delle zuccherose e banali commediole tv come Glee ha criticato la decisione della band di continuare a “suonare e trarre profitto” dalla canzone, che secondo lui glorifica la schiavitù, lo stupro, la tortura e la pedofilia. In una intervista al Los Angeles Times, Keith Richards si è detto sbalordito dalle persone che vogliono “seppellire” Brown Sugar: “Non hanno capito che questa era una canzone sugli orrori della schiavitù?”, ha detto il musicista inglese, 77 anni. Il quale ha poi concluso di sperare che “saremo in grado di resuscitare la bambina nella sua gloria da qualche parte lungo il cammino”. Mick Jagger l’ha presa più filosoficamente: “Abbiamo suonato Brown Sugar ogni sera dal 1970, quindi abbiamo pensato che per ora lo mettiamo fuori e vedremo come va”, ha detto. Ma, ha aggiunto, “potremmo inserirlo di nuovo”. Nel corso degli anni Brown Sugar è stata la seconda canzone più suonata dal vivo della band dopo Jumpin’ Jack Flash. Nel corso di una intervista del 1995 Jagger disse che oggi non scriverebbe più un brano del genere: “Dio sa di cosa sto parlando in quella canzone. È un tale miscuglio. Tutti gli argomenti sgradevoli in un colpo solo”. Già, Mick, avevi il coraggio di farlo allora, ma eri giovane e non te ne fregava niente di essere politicamente corretto. Benvenuto nella nuova America puritana della cancel culture.